“La politica del lavoro in Puglia è un vero disastro”
di Luca De Ceglia


Ha ruotato intorno ai pesanti errori ed alle opportunità non colte dalla Regione Puglia l’attenta disamina sul mercato del lavoro fatta dal prof. Michele Tiraboschi, ordinario di Diritto del lavoro alla Facoltà di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore Centro Studi intitolato al suo maestro prof. Marco Biagi, intervenuto in un convegno svoltosi nel teatro comunale “Garibaldi” di Bisceglie. “La Puglia ha un indice di disoccupazione del 45 % (cioè una persona lavora per mantenere l’altra) ed ha il tasso più basso in Europa di donne che lavorano regolarmente (quindi prevale il lavoro nero), questo è un sistema che non regge economicamente, mentre gli uffici di collocamento non sono in grado di dare risposte ed offrono una bassa offerta di lavoro ed il nord continua ad attingere lavoratori dal bacino meridionale – dice il prof. Tiraboschi – ciò nonostante la Puglia ha varato una legge sull’apprendistato, introducendo uno schema più rigido ed orientato verso il passato, che è stata dichiarata poi illegittima dalla Corte Costituzionale per violazione di leale cooperazione con lo Stato”.
Tutto questo ha generato inevitabili e dannose conseguenze, perdite di finanziamenti in una Regione che già non ha molto lavoro da offrire. Percorsi dunque rimasti sulla carta, bloccati dalle ideologie politiche. “E’ cresciuta così in Puglia la diffidenza delle imprese senza un quadro normativo di riferimento e la politica ha oppresso e compresso le esigenze del lavoro e delle imprese – aggiunge il prof. Tiraboschi – la Puglia non ha deliberato nulla sulla legge Biagi, non ha dettato la parte che riguarda la disciplina dell’organizzazione del lavoro, invece la sfida è di dare agli imprenditori strumenti dinamici, più flessibili per competere con altri mercati, cogliendo le opportunità dai settori del terziario, del turismo e delle nuove tecnologie”.
In merito alla legge Biagi secondo Tiraboschi “il bilancio è positivo sul piano culturale e politico, confermato ora dal piano del welfare, ciò che non ha funzionato è stata la promessa di questa legge, per motivi ideologici, politici e sindacali, non è stata sviluppata la fase sperimentale e del monitoraggio prevista dall’articolo 17”.
In pratica mancano gli elementi di verifica di quello che è successo dopo l’entrata in vigore della legge Biagi, a causa delle “tensioni politiche e del terrorismo”. Sta di fatto, secondo i dati elencati da Tiraboschi, che nel 2001 la disoccupazione in Italia si attestava all’11 % oggi è del 6,5 % e vie erano il 50% di occupati mentre oggi ve ne sono il 58-59%. Ciò vuol dire che sono stati creati circa 3 milioni di posti di lavoro in Italia. “E’ una coincidenza importante, ma la legge va verificata, perché il vero bilancio non è tanto sui numeri – spiega il prof. Tiraboschi – intanto (proprio il 12 ottobre, durante la giornata del convegno, n.d.r.) è stata approvata una modifica alla legge Biagi per quanto concerne il lavoro intermittente, ossia il cosiddetto lavoro a chiamata”.
Il convegno sul tema “Cinque anni di legge Biagi: un primo bilancio” è stato organizzato dal Dipartimento di Diritto del Lavoro dell’Università di Bari, dall’assessorato delle politiche del lavoro del Comune di Bisceglie, in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Trani e dell’Associazione Avvocati Bisceglie. Dopo il saluto portato dal sindaco avv. Francesco Spina e dall’assessore al lavoro dott.ssa Antonia Spina, nel convegno sono intervenuti il prof. Gaetano Veneto, ordinario di diritto del lavoro all’Università di Bari ed il prof. Tommaso Germano, associato di diritto del lavoro presso l’Università barese.
Ci vorrà ancora un po’ di tempo per verificare la valenza di questa legge nei vari livelli – dice il prof. Veneto – assistiamo ad un processo di regressione continua nel nostro paese per quanto concerne il lavoro, la legge Biagi funge da stimolo al mercato è necessario incrementare l’accesso al lavoro il più possibile deregolato per recuperare il Pil in caduta libera”.
Interessante anche l’intervento di chi opera sul campo per le cause di lavoro, ovvero della dott.ssa Maria Antonietta Chirone, magistrato del lavoro presso il Tribunale di Trani. “Abbiamo circa 15 mila pendenze che dimostrano la crisi del settore lavoro, che tuttavia stanno diminuendo e questo vuol dire che il lavoro scarseggia mentre proporzionalmente aumentano le cause previdenziali, il mercato del lavoro nelle imprese del Sud non è stato mai equilibrato – dice la dott.ssa Chirone – non sono tifosa della legge Biagi, che non ha creato niente di deletereo ma di nuovo ha creato ben poco, è l’attenzione a questa legge che aumenta la precarietà”.
La legge Biagi era ed è un’innovazione, un tentativo di adeguare il mercato del lavoro all’Europa, essa non avrà forse dato i suoi frutti ma non può essere la panacea di tutti i mali, è necessaria una scossa all’economia, soprattutto meridionale – ha sostenuto l’avv. Antonio Belsito, docente alla Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’Università di Bari, che ha moderato il convegno – mentre il nostro Paese tocca il punto più basso di disoccupazione degli ultimi 25 anni, nel Mezzogiorno si assiste ad una fuga sempre più alta di giovani laureati verso il Nord e nei casi di più elevata specializzazione verso i Paesi vicini della nuova Unione Europea e verso gli Usa, quando e come si potrà porre fine a questa tragica e costosa, sul piano socio-economico e su quello morale, emorragia ? Quali politiche proporre ed attuare? O il Sud deve continuare ad offrire sangue al resto del Paese anche nel campo dei lavori ad alta professionalità ?“.


Luca De Ceglia