Tiriamo le somme…….

Sono trascorsi più di 2 anni da quando è stato proclamato l’obbligo per gli avvocati alla partecipazione ai temutissimi corsi di formazione professionale. Non so se è presto o meno per tirare le somme e emettere sentenze sulla efficacia e sulla sua applicazione e su tutto quanto concerne l’argomento “corso di formazione professionale” comparando quanto disciplinato dal Consiglio Nazionale Forense con quanto poi effettivamente viene realizzato, comunque proviamoci.
 Sin dalla sua istituzione, nutrivo delle perplessità,  non certo sulla formazione, ma su come era stato strutturato il tutto; vediamo ora.
 Iniziamo con il dire che sino a 2 anni fà, la formazione era un dovere, quindi non una scelta personale dell’avvocato, la sua inosservanza, però non comportava nessuna delle punizioni divine  («È dovere dell’avvocato curare costantemente la propria preparazione professionale, ecc.ecc.) ed inoltre l’argomento formazione era anche strettamente collegato con un altro di cui se ne discute da tempo, ma da molto tempo: la specializzazione. Anche nella premessa del regolamento si dice che “..con particolare riferimento ai settori nei quali svolga l’attività” ed inoltre “anche per gli esercenti attività “specialistica” ai sensi delle vigenti disposizioni di legge valgono gli obblighi e le modalità di espletamento dell’aggiornamento
Orbene, da 2 anni però la formazione è diventata  una sorta di raccolta punti; perché dico questo, per il semplice motivo che è così. In definitiva, si è giunti alla fase nella quale si organizzano corsi più disparati, (anche per il merito dell’organo Escutivo) per raccogliere i 20 punti annui. Stop. E la cosa grave è che non si vincono premi al termine dei 3 anni: di contro, però si può essere sospesi se non li hai raccolti. È una cosa pazzesca (direbbe Fantozzi o Grillo non ricordo bene).
 Ma andiamo con ordine. Vi è l’obbligo di elencare i corsi dell’anno successivo almeno 4 mesi prima. Va tutto bene madama la marchesa, e lasciamo perdere se spesso così non è, se non fosse che i corsi che voglio seguire (vi ricordate il discorso specializzazione?) non raggiungono i 20 punti. Ed allora cosa faccio? Rectius cosa devo fare? Seguire altre materie ecc….ecc…. Se poi questo concetto lo aggiungiamo a quell’altro che da tempo molti gridano “c’è bisogno della specializzazione; non è possibile che tutti facciano tutto” e consigliano di specializzarsi, beh allora sì che qualcosa di fantozziano alberga nelle menti di qualcuno. Perché questo qualcuno mi deve dire come sia possibile specializzarsi allorquando io sono costretto a seguire corsi di diritto fallimentare (senza offesa sia chiaro) e però ho la voglia matta di diventare un bravo penalista. Conclusione: non mi specializzo, non mi formo come vorrei, metto poco o niente attenzione alle altre materie. Ma devo raccogliere i 20 punti e l’anima mia, e la mia professione, sarà salva…
 Altro stato di cose che secondo me, salva di molto la situazione.  L’organizzazione dei corsi, alcuni anche con l’ausilio del Consiglio dell’Ordine è direttamente proporzionale in special modo al numero delle associazioni forensi, le quali associazioni certamente hanno tutto l’interesse a che questi corsi ci siano per una serie di motivi sicché sfornano corsi alcune volta senza soluzione di continuità.
Allora “lodi lodi lodi” al Consiglio dell’Ordine e alle associazioni.
E così, vi è un numero infinito di Colleghi, che passa serate su internet con le borse sotto gli occhi alla ricerca di bollini verdi per iscriversi, a destra e a manca. Sì, perché non ci dimentichiamo internet (e chi se lo dimentica)
 Pausa. Trasferiamo questi concetti in una raffigurazione naturalistica. Immaginate un prato con un numero ics di fiori che generano polline “a tempo” e ipsilon di api. Queste hanno avuto l’ordine dall’ape regina di portare un tot di polline. Così lo sciame, dapprima si posa su un fiore, poi terminato il polline, il gruppo si sposta su un altro e così via. Il tutto per far contenta la regina. Oggi qui, domani li, dopodomani altrove.  
 Solo perché appare alquanto lungo discutere su tutto il regolamento attuativo (sono 11 articoli suddivisi il lettere dalla a) alla d) nella migliore delle ipotesi), vi dirò che già che c’erano hanno affidato al Consiglio dell’Ordine di appartenenza, di verificare l’esatto adempimento dell’obbligo di formazione da parte degli iscritti, anche a campione. Ora, che io sappia, il Consiglio dell’Ordine almeno quello di Trani svolge un’attività che di certo non si riduce alla normale amministrazione; non vorrei cadere in errore, ma credo che sia uno dei pochi (se non l‘unico) che controlla la formazione dei praticanti facendo periodici colloqui (che a non tutti piace, ma che secondo me serve). Quindi si dà ai Consigli dell’Ordine oltre al controllo “deontologico” degli avvocati, anche un altro po’ da fare: alla faccia di chi vuole eliminare questa istituzione adesso deve subire anche questo (per la cronaca: io sono sfavorevole alla soppressione).
Se poi si pensi che lo stesso Presidente e i Consiglieri, non potendo scegliere a quale evento partecipare deve parteciparvi a tutti con un dispendio anche di energie fisiche: ma i nostri sono tutti giovani e forti
 Non parliamo poi della gratuità degli eventi: ed infatti non ne parlo.
Allora le perplessità ci sono ancora o no? Forse si. Insomma per quanto riguarda la “specializzazione” l’art. 12 e 13 del codice deontologico (cui si può rinviare ad altro articolo se me lo fanno fare) in comparazione con il regolamento non è per nulla chiaro. Cioè si scrive nello stesso tempo  “che il regolamento di cui infra ha riguardo all’aggiornamento per l’attività generalista e prevalente, mentre è rinviato a diverso regolamento da adottare in prosieguo la disciplina dell’aggiornamento per l’attività specialistica; che, sino all’adozione di quest’ultimo, anche per gli esercenti attività “specialistica” ai sensi delle vigenti disposizioni di legge valgono gli obblighi e le modalità di espletamento dell’aggiornamento previsti per gli esercenti attività generalista e prevalente;”
Perché, dico io, non organizzare un evento con a tema “Regolamento del Consiglio Nazionale Forense del 13 luglio 2007: dubbi (o interrogativi) e certezze”.

Bartolomeo Morgese