Il 9 novembre si è tenuta presso la Biblioteca Storica la cerimonia dell’impegno solenne di cinque nuovi Colleghi.

L’Avv. Giuseppe (Bepi) Maralfa ci ha fatto pervenire una sua lettera aperta che pubblichiamo.


Il profondo sentimento dell’avvocato

Da qualche settimana è passato il 9 di novembre, e nel mite pomeriggio di quel giorno la Biblioteca storica di Piazza Sacra Regia Udienza appariva ancor più suadente del solito, circondata dal marmo bianco espressione della tradizione e dell’arte tranese, inserita, in un tutt’uno cromaticamente degno del miglior impressionismo francese, nello sconfinato squarcio cielo mare che agli Uffici giudiziari fa da meravigliosa cornice. E poco più il là, nella sua maestosa imponenza la straordinaria bellezza di sua Maestà la Cattedrale, alta, snella, misteriosa che fa da sfondo alle gioie ed alle quotidiane ambasce di noi tutti.

Una visione come quella del paesaggio giudiziario tranese ti riempie il cuore di profondo sentimento, ti arricchisce l’animo e ti fa persino dimenticare quei giorni bui e mesti in cui la Giustizia non riesce a trionfare anzi diventa un tramite per infliggere a noi umili ma dignitosi rappresentanti della classe Forense dolorosissimi fendenti, di profonde ingiustizie, cadute di stile, comportamenti che non dovrebbero mai appartenere a chi, come noi o come rappresentanti delle Istituzioni,  veste quotidianamente il drappo nero lucido dal quale penzolano liberi ed autonomi i cordoli argentei o dorati.

Ebbene, giornate come quella del giuramento dei giovani avvocati ce ne son state tante nel corso della storia, e ad ognuna di esse ciascun di noi salda indelebili ricordi, pentimenti, gioie e tutti quegli imperituri sentimenti che legano indissolubilmente ognun di noi all’alta professione che con grande spirito di sacrificio ed onore proviamo ancora ogni giorno ad esercitare e della quale siamo, noi tutti, diciamocelo con orgoglio, sempre più profondamente innamorati.

In passato il giuramento dei giovani avvocati si svolgeva in Aula, dinanzi ad austeri Collegi giudicanti, dinanzi ai quali ragazzi belli, speranzosi e tirati a lucido come modelli, venivano chiamati a porre timidamente le loro mani fredde per l’emozione sui sacri crismi della fedeltà e della lealtà, inossidabili valori ispiratori della nostra professione.

Nell’attualità, il solenne impegno viene assunto dinanzi ai più alti rappresentanti della classe Forense, in un contesto ambientale molto simile a quello di una grande ed affettuosa famiglia, all’insegna di un rigore accarezzato dai gesti sinceri e rassicuranti dei meno giovani e coccolato dalle parole spontanee, paterne, profonde, del nostro Presidente nelle cui mani grandi e protettive, così come in quelle dei suoi fedeli e laboriosi Consiglieri, affidiamo il futuro dei nostri ragazzi, dei nostri giovani praticanti, e persino dei nostri figli.

E’ capitato a me di vivere il 9 di novembre scorso una delle più grandi emozioni della mia vita, al giuramento di cinque giovani avvocati, tra i quali mio figlio Antonio.

Mai avrei pensato di provare quel sentimento di profonda commozione sino ad asciugarmi le lacrime che provavo a celare in ogni modo possibile, osservato a vista dal Presidente e dai Consiglieri, nel cui sguardo coglievo un sentimento di passione e compenetrazione verso un loro collega e padre, che si accinge a prendere per mano il figlio ed accompagnarlo ad imboccare una strada irta, insidiosa, perigliosa che può percorrersi solo con la schiena dritta e portando con sé, ben custoditi nello zainetto, i valori dell’umanità, dell’orgoglio, dell’onore, del rigore, della dignità, dell’umiltà, della caparbietà e del quotidiano apprendimento.

Se tutti noi ne avremo ancora a sufficienza, potremo continuare ad indossare con onore il drappo, e quei cordoli splenderanno lucidi e fieri.

Ragazzi, giovani avvocati, sentitevi parte attiva ed integrante di questa meravigliosa famiglia, affiancateci voi per primi nel percorso, sostenete le nostre stanchezze quotidiane, alimentate la nostra passione affinché possiamo nutrire la vostra, e fate in modo da consegnarci il compito di essere custodi di un’ancora cui potrete sempre, per tutta la vita, incondizionatamente aggrapparvi nei momenti di bisogno e di solitudine. Già, la solitudine dell’avvocato.

Non andate via, non rifuggite dalla missione, ma soprattutto vestite anche voi il drappo stropicciato e odorante di fatica e sudore, con la dirompente forza dell’amante che incontra ogni giorno la straordinaria bellezza della Dea Giustizia.

Vi auguriamo con tutto il cuore che possiate come noi emozionarvi sempre, per tutta la vita, di fronte all’imponente bellezza di quel paesaggio e perdere il vostro sguardo proiettato al futuro nella fascinosa bellezza della Cattedrale della Giustizia, quella vera.

Bepi Maralfa