Riceviamo e pubblichiamo il ricordo dell’avv. Vincenzo Loragno del collega Antonio Guantario unitamente alle parole profuse dalla giovane nipote Olga che si appresta a raccoglierne il testimone.

IN RICORDO DELL’AVV. VINCENZO LORAGNO
di Antonio Guantario

            Scrivere questo breve ricordo di Vincenzo LORAGNO, avvocato illustre, è per me un onore, ma, ad un tempo, tormento dovuto alla necessità di immergermi nel ricordo di un amico caro che non c’è più, e sentimento di gioia per la possibilità di raccontarne le qualità.

L’avvocato Vincenzo LORAGNO è stato un esempio per l’Avvocatura tutta in quanto ha sempre tenuta alta la dignità degli Avvocati al cospetto dei Giudici, nei cui confronti, peraltro, è sempre stato leale ed ha nutrito un  profondissimo rispetto, sempre al di sopra del proprio tornaconto professionale.

Chiunque abbia visto l’avv. Vincenzo LORAGNO in azione non poteva non cogliere la sua profonda e puntuale preparazione giuridica, il puntiglio, la profondità, la completezza e l’eleganza con cui preparava ed esponeva i suoi argomenti difensivi.

Nel contempo, non si poteva non cogliere la fermezza e il rigore con cui contrastava, con coraggio e fierezza senza pari, anche il Giudice che avesse assunto decisioni o posizioni errate ovvero non avesse rispettato le prerogative dell’Avvocato.

Certo, Vincenzo aveva un carattere a tratti spigoloso, ma mai per prevaricazione, ma semplicemente per la sua connaturata intransigenza di svolgere il suo ministero difensivo al massimo delle possibilità e per la naturale e genuina generosità nell’esporre le tesi difensive che, quasi sempre, ma io credo si possa dire sempre, erano per i colleghi e per i Giudici manna dal cielo da cui attingere e imparare. Epiche le sue discussioni giuridiche in studio con sua figlia e collega Nelly Loragno, che, neppure lei, veniva risparmiata dalla sua puntuale, intransigente, leale e spietata vis argomentativa.

Vincenzo è stato sempre un faro giuridico per i colleghi, che lo interpellavano ogni qualvolta avevano un problema personale o inestricabile, e lui, con generosità, trovava sempre il modo e la via che portavano alla giusta soluzione giuridica, con il medesimo entusiasmo di un bambino, gioioso di aver scoperto un giocattolo nuovo.

Sì proprio così! Lui amava il diritto in tutte le sue branche, e lo trattava come una palestra in cui si muoveva con dimestichezza e con agilità inusitate, accompagnato sempre dalla sua enorme preparazione giuridica, arricchita dall’acume e dall’oratoria sopraffini di cui era dotato. Eccellente penalista ed eccellente civilista, profondo conoscitore delle procedure, una figura di avvocato completa che, ormai, è sempre più rara, se non estinta.

Mi piace concludere con un ricordo personale.

Nel corso della nostra amicizia che è durata trent’anni, ebbi modo di fargli dono di due libri: uno di Arthur Schopenhauer dal titolo “La libertà del volere umano”, Laterza; e l’altro di  Luigi Mengoni, “Ermeneutica e Dogmatica giuridica. Saggi”, Giuffrè, 1996.

Lui li divorò entrambi e si impossessò dei concetti più  pregnanti che vi erano espressi, a tal punto che, quando scriveva i suoi atti o discuteva oralmente, li citava sempre con orgoglio, al fine di dimostrare come dovesse essere l’approccio ermeneutico corretto del Giudice al testo normativo ed ai documenti di causa in sede di interpretazione.

Vincenzo, al di là delle apparenze di avvocato esuberante in oratoria e facile alla tenzone del contraddittorio, era umile e schivo, sempre avido di sapere, con una grande cultura eclettica che lo portava ad arricchire il diritto con tutto ciò che leggeva, sì da trasfonderlo nell’esercizio della professione, che ha sempre considerato sacra, incarnandone egli stesso il prototipo dell’Avvocato ante litteram.

Vincenzo merita di essere elevato ad esempio per l’Avvocatura andriese, del Foro di Trani e d’Italia in quanto nella sua vita professionale, da perfetto e vero professionista, ha sempre profuso tutto sé stesso sino alla sua ultima energia, brillando per le sue eccellenti qualità.

Sommessamente, tutti noi colleghi andriesi siamo rimasti orfani di un grande Avvocato che se ne è andato in silenzio, e nel suo stile, ma che merita un imperituro e rumoroso tributo di memoria pari alla sua immensa grandezza.

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In ricordo dell’Avvocato Vincenzo Loragno, mio nonno
di Olga Loragno

Ho ben impresso nella memoria quando comunicai a mio nonno, l’Avvocato Vincenzo Loragno, la mia intenzione di iniziare gli studi in Giurisprudenza.

So esser stata una delle sue gioie più grandi, perché in cuor suo sapeva che ciò lo avrebbe reso il mio maestro.

Da qui è iniziato il nostro percorso simbiotico, conclusosi troppo presto, in cui ho ripercorso le tappe della sua carriera e della sua infinita conoscenza del diritto, della sua dedizione alla legge e a tutti i suoi corollari.

Il primo passo assieme ha riguardato l’ermeneutica, in un confronto costante con la memoria di Maestri quali Norberto Bobbio, Natalino Irti e le monografie del Mengoni.

Mio nonno mi ha insegnato a guardare oltre il livello testuale della norma, a comprenderla e analizzarla come solo un grande cultore è capace di fare.

Il diritto è stato carburante della sua mente fino agli ultimi istanti, vissuti con una lucidità estrema e un attaccamento alla vita eroico.

Le sue memorie difensive mi hanno insegnato che una buona oratoria, seppur la sua fosse connaturata da una eccezionalità fuori dal comune, non può bastare a sorreggere un ragionamento giuridico.

Il codice decantato come fosse una poesia, l’arguzia nell’individuare i punti deboli di un ragionamento, la capacità di perseguire con ardore e professionalità la giustizia sono ciò che mi ha più affascinato di quest’uomo portentoso che chiamo nonno.

Lui, un filosofo, un giurista, un grande appassionato di arte ha dedicato la sua vita alla conoscenza in tutte le sue forme, ha lasciato inermi i suoi interlocutori in molteplici occasioni senza mai far credere di lui che peccasse di umiltà, ha sognato un mondo dove la giustizia guidasse gli uomini e ha fornito risposte che credeva di non possedere.

“Se vieni per il bisogno di trovare certezze questo non è luogo nel quale tu possa cercarle. Cercale altrove, confidando in Dio che è l’unico in grado di aiutarti a trovarle”

Questa, la summa massima del suo pensiero, è la frase che potrete leggere  nel suo studio; da ciò si comprende come quest’uomo, che si sentiva piccolo innanzi a Dio e innanzi a tutti, fosse in realtà una gemma preziosa che piango nel ricordo della sua memoria.