Il cuore degli Avvocati


 


Ieri, sabato 7 maggio 2016, presso la Biblioteca Storica del COA Trani, si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori del Premio di Deontologia 2016 “Avv. Donato Di Paola” e del Premio “Avv. Pasquale Infante” nonché la cerimonia di consegna della Medaglia d’Oro al compianto Avv. Giuseppe Rizzi.


L’evento si è avvalso della presenza dei vertici dell’Avvocatura istituzionale nazionale e segnatamente del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Avv. Andrea Mascherin, che unitamente al Presidente del nostro Ordine, Avv. Tullio Bertolino, ha consegnato la medaglia al Cons. Dott. Francesco Rizzi, figlio del Collega Giuseppe Rizzi recentemente scomparso; del Vice Presidente del CNF, il nostro Avv. Francesco Logrieco, che unitamente all’Avv. Carla Broccardo, illustre Consigliere CNF, ha premiato la vincitrice del Premio “Avv. Pasquale Infante” (anno 2015), l’avv. Lucia De Venuto; del Consigliere Segretario del CNF, Avv. Rosa Capria, che unitamente al nostro Avv. Carmine Di Paola, ha premiato la vincitrice del Premio di Deontologia 2016 “Avv. Donato di Paola”, la dott.ssa Nicoletta Palmieri; e dell’Avv. Luca del Paggio, altro illustre Consigliere CNF e coordinatore della Fondazione Italiana per l’Innovazione Forense, che unitamente al Vice Presidente del nostro Ordine, Avv. Graziano Ciccarelli, ha premiato il vincitore del Premio “Avv. Pasquale Infante” (anno 2016), il dott. Antonio Ceci.


E qui termina la cronaca.


Quella fredda, meramente oggettiva, che deve per forza di cose attenersi a nomi, date e dati, per storicizzare un evento e mandarlo a futura memoria.


Ma la memoria non è soltanto un esercizio mentale: spesso, e soprattutto, è uno sforzo di cuore.


Ebbene, ieri, un pezzettino di cuore di chi ha partecipato all’incontro deve per forza di cose esser rimasto intriso di memoria.


Non è stata la solita cerimonia.


Fin dall’inizio si è capito che c’era qualcosa di diverso.


Sarà stato per l’inevitabile confronto generazionale tra la verve, la voglia e lo spirito dei giovanissimi Avvocati vincitori dei premi, da una parte, e la pacata saggezza e la mai abdicata esperienza degli Avvocati più di lungo corso del nostro Foro, dall’altra.


Sarà stato per il personale coinvolgimento emotivo di molti dei protagonisti dell’incontro, percepito attraverso frammenti di ricordi e rapidi cenni a episodi di vita quotidiana e professionale del passato.


Sarà stato per la tenera commozione di un Magistrato, anzi, di un figlio al ricordo del proprio padre, che per un momento ha fatto dimenticare a tutti quanto le qualità umane e professionali del secondo siano state, direi quasi inevitabilmente, trasfuse nel primo, sia pure su due diversi livelli del medesimo pianeta Giustizia.


E senza dubbio avrà contribuito quel velo di tristezza che ha accompagnato un po’ tutti noi, quando nel corso della mattinata si è diffusa la notizia dell’improvvisa scomparsa di uno dei più apprezzati Magistrati del nostro Tribunale, la dott.ssa Maria Antonietta La Notte Chirone, che ha perso la sua battaglia con la malattia ma l’ha vinta nell’affetto e nel bene dei nostri cuori.


Sarà stato, infine, perché ognuno di noi si porta dentro una ferita, un vuoto, un’assenza.


La mancanza.


Quella sensazione indefinita che non occupa ogni istante della vita, ma l’accompagna silente, costante, discreta e che poi è sempre lì, puntuale, accanto, dentro. Assomiglia alla malinconia, quella che ci assale e trafigge quando da profondità sconosciute emergono ricordi d’infanzia e di giochi ingenui, didascalie di scene di famiglia e di pomeriggi assolati, lunghi di studio annoiato.


L’intervento del Presidente del CNF ha rappresentato la magistrale e naturale sintesi e conclusione dell’incontro.


Ci ha mostrato quanta bontà e qualità ci fosse in un’iniziativa di tal fatta, modello di incontro da riproporre ed esportare, per esaltare l’ideale passaggio di consegne tra le nuove leve dell’Avvocatura e quella storica, così da fondere e non perdere il risultato grandioso che può derivare dall’incontro tra l’entusiasmo e le capacità dei giovanissimi con gli appassionati insegnamenti dei maestri del Foro.


Ci ha ammonito sui pericoli di una professione che rischia sempre più di piegarsi alle regole dell’economia, mentre le uniche norme che devono ispirarci e guidarci sono quelle dell’etica, da porre indefettibilmente – e questo dovrebbe valere per l’intero paese – al centro del nostro vivere sociale.


Ci ha ricordato che la nostra indipendenza è essenziale; che è un obiettivo difficile da raggiungere ma indispensabile, perché significa stare dalla parte dei più deboli, perché significa difendere i diritti dei cittadini, perché siamo il primo e, spesso, l’unico baluardo contro i poteri e i potenti di turno.


In fondo, a ben considerare, il complesso di norme deontologiche che ispira e indirizza la nostra professione non è posto a tutela degli Avvocati, ma dei cittadini tutti, che proprio nell’etica dell’avvocato trovano la giusta sponda per la loro sete di verità e giustizia.


L’incontro di ieri: Lògos e Pathos.


Per gli antichi greci il pathos rappresentava la parte irrazionale dell’animo umano, quella che gli impediva di innalzarsi al livello divino; per noi, che nel pensiero tanto più moderni non siamo, è soltanto un modo di rappresentare con le parole uno stato d’animo; è l’emozione, è la commozione, è il soffrire emozionandosi.


È quella carica emotiva, appena venata di tristezza, che ci è rimasta dentro quando abbiamo percepito, o forse soltanto desiderato/sperato, quanto grande sia il cuore degli Avvocati di Trani.


 


Trani, lì 8.5.2016


D.d.T.