il Congresso di Venezia, appena concluso, ha suggellato la fine del mio mandato di rappresentanza quale delegato del distretto di Corte di Appello di Bari nell’Organismo Unitario dell’Avvocatura.
Sono passati quattro anni, ma sono stati velocissimi, intensi, ricchi di novità – non sempre positive – per l’Avvocatura.
Mi sembra ieri quando, di ritorno da Genova a Novembre 2010, scrivevo la mia prima nota con cui ringraziavo i delegati congressuali e l’intero Foro, per aver sostenuto la mia elezione, e l’Avv. Antonio Giorgino, di cui prendevo il posto, per il grandissimo lavoro svolto nel suo mandato e per il generalizzato apprezzamento che in ogni ambiente forense nazionale mi veniva manifestato per la sua persona, per le sue qualità umane, professionali, politiche.
Eppure gli anni sono passati e mi auguro di non avere fatto torto a chi ha sostenuto con il proprio voto la mia elezione, prima a Bari e poi a Genova, riponendo la propria fiducia nel lavoro che sarei andato a svolgere in rappresentanza del nostro territorio.
Sono stati, come dicevo, anni molto intensi e due bienni molto diversi.
Dall’attivismo ad alta voce di Maurizio De Tilla, al pacato lavorio di rapporti, di pacificazione, svolto in modo più silenzioso, ma non meno efficace, da Nicola Marino.
Due modi totalmente differenti, se non opposti, di intendere la Presidenza e la guida dell’OUA.
Il fuoriclasse individualista, da una parte, il mediano di sostanza, dall’altra.
Impossibile fare una graduatoria, né mai mi azzarderei.
Credo, tuttavia, che in entrambi i bienni si sia realizzato qualcosa di buono e si siano raggiunti risultati apprezzabili.
Le battaglie giudiziarie, la prima, vittoriosa, sulla mediazione, e l’altra, perdente, sulla geografia giudiziaria (anche se qualche spiraglio, anche alle nostre latitudini, è ancora aperto), e le numerose manifestazioni di protesta, dalle astensioni alla grande “marcia” dell’ottobre 2012 a Roma, hanno caratterizzato l’OUA nel biennio 2010/12.
Un costante lavoro di riappacificazione, prima interno con Ordini – molti dei quali hanno ripreso la contribuzione economica all’organismo, prima sospesa – e con il CNF, e poi esterno, soprattutto con il Ministro della Giustizia, hanno invece distinto l’operato dell’ultimo biennio.
L’approvazione della Legge 247/2012, la tanto attesa riforma della legge professionale, ha fatto da ideale spartiacque fa i due mandati. Curiosamente, la legge è stata approvata il 21/12/2012, proprio mentre l’assemblea dell’OUA per il mandato 2012/14 si riuniva per la prima volta a Roma ed eleggeva la nuova Giunta.
E così i primi anni sono stati caratterizzati dalla spasmodica attesa delle legge, dal tentativo di modificarne e migliorarne il testo e, infine, proprio a Bari, dalla forte spinta del Congresso affinché, sia pur in extremis (ultimo provvedimento legislativo approvato dal Parlamento nella penultima legislatura), la legge fosse approvata. Nel secondo biennio, invece, si è dovuto mettere mano ai regolamenti attuativi – alcuni dei quali (soprattutto quelli di competenza del Ministro) non ancora emanati – alle prime interpretazioni, alle prime applicazioni. Si è anche iniziato a discutere di possibili miglioramenti, di modifiche normative, in ossequio al mandato congressuale, visto che a Bari, insieme alla mozione che spingeva per l’approvazione urgente, era stata approvata una seconda mozione, che impegnava OUA e CNF, una volta approvata la legge, a indicare alcuni importanti correttivi.
Come ho spesso detto, la legge non ci soddisfa totalmente; alle poche luci (disciplina, formazione, elezioni dei Consigli degli Ordini, riconoscimento normativo del congresso e del suo organismo di rappresentanza), si accompagnano molte ombre (vincoli, incompatibilità, società, accesso, tirocinio, specializzazioni, modalità di elezione dei Consigli di Disciplina, eccessiva estensione delle prerogative del CNF, che è al contempo legislatore – in virtù della potestà regolamentare definitivamente riconosciuta e fortemente accentuata – amministratore e giudice di secondo grado).
E, tuttavia, non posso che riconoscere l’importanza di avere una legge professionale, di aver mantenuto l’autodichìa, di aver evitato la delegificazione, che, invece, il Governo Monti ha riservato alle altre professioni.
Una valutazione più obiettiva ed attendibile della legge, come sempre, potrà essere formulata dopo che la stessa sarà definitivamente integrata dai numerosi regolamenti che la stessa prevede (circa una trentina, fra quelli di competenza del CNF e quelli del Ministro), anche se alcuni di questi regolamenti fanno già discutere.
Mi riferisco, in particolare, a quello sulle elezioni dei Consigli dell’Ordine e a quello sulle specializzazioni. Le prime bozze uscite dal Ministero non lasciano ben sperare e sono state fatte oggetto di forte critica da parte dell’OUA, degli Ordini e delle Associazioni, critiche ribadite anche al Congresso Nazionale di Venezia.
Ovviamente, ogni più approfondita valutazione andrà eseguita alla lettura dei testi che saranno definitivamente emanati dal Ministro, attesi per questi giorni.
Personalmente, ho inteso il mio ruolo di rappresentanza, oltre che nel lavoro interno di collaborazione alla stesura dei documenti emanati dall’organismo, soprattutto in ambito processual-civilistico e di ordinamento professionale, nel far sentire l’OUA vicino alla base e viceversa.
Ovunque è stato possibile (assemblee, incontri formativi, convegni), ho presenziato per informare i Colleghi, tranesi e non, delle iniziative dell’OUA, delle novità legislative (spesso infauste per la categoria), dell’attività politica in corso, ed anche per raccogliere consigli ed indicazioni da trasferire in sede nazionale.
Concludo il biennio con qualche amarezza, ma con ottimismo.
Il Congresso di Venezia costituiva un rilevante, storico, appuntamento per l’organismo unitario. Per la prima volta, si celebrava un congresso, dopo che la legge professionale, con l’innovativo art. 39, aveva riconosciuto rilevanza giuridica al congresso stesso – solennemente definito “massima Assise dell’Avvocatura” – ed al suo organismo di rappresentanza.
Era, dunque, propizia l’occasione per modificare lo statuto, metterlo al passo dei tempi, intervenire su alcune criticità che nel corso degli anni l’OUA aveva manifestato, tali da ridurne l’efficacia di azione.
Per circa un anno, l’OUA ha promosso e condotto i lavori di un tavolo, in cui la maggior parte dei protagonisti dell’Avvocatura (CNF, OUA, Cassa, Unioni Regionali, Ordini, associazioni maggiormente rappresentative) si è confrontata nel tentativo di pervenire ad un percorso condiviso di riforma dello statuto.
Il lungo lavoro, tuttavia, come troppo spesso è avvenuto anche in passato, non ha prodotto un risultato unitario, perché da quei lavori sono scaturite quattro diverse mozioni di modifiche statutarie, alle quali si sono aggiunte, in congresso, altre due mozioni. Il risultato, ampiamente prevedibile, è stato un nulla di fatto, in quanto la frammentazione del voto ha determinato la mancata approvazione di tutte le mozioni. Questo ha destato un vero e proprio disagio, se non vero e proprio sconforto, la sera di Venerdì 10 e perfino l’incertezza se l’organismo avesse avuto la forza di andare avanti. Per fortuna, in modo coscienzioso, tutte le delegazioni distrettuali hanno votato i propri delegati e già il 31 ottobre s’insedierà il nuovo organismo.
Certo, le lacerazioni, le divisioni da comporre sono numerose, per cui esprimo davvero l’auspicio che i nuovi eletti possano portare a termine con successo il proprio mandato, semmai facendosi portatori di modifiche statutarie in grado di essere approvate al prossimo Congresso, che si terrà a Rimini nel 2016. D’altro canto, mi auguro che si plachino i tentativi di altri soggetti che intendono sostituire l’OUA con nuove aggregazioni politiche parallele.
L’ottimismo, cui accennavo, mi deriva dalle presenza a Venezia in Congresso del Ministro Andrea Orlando, che, a dispetto del mancato possesso di una laurea in giurisprudenza, ha mostrato ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, di essere un profondo conoscitore dei problemi che assillano la giustizia, civile e penale, italiana, oltre che un interlocutore affidabile.
Il Ministro ha riconosciuto e valorizzato il fondamentale ruolo che svolge l’Avvocatura, in primis nella società italiana, e quindi nella giurisdizione.
Ha finalmente riconosciuto che, senza adeguati investimenti (nel personale da assumere e negli incentivi all’uso degli ADR), nessuna riforma può avere successo.
Mi auguro che il confronto, intensamente promosso e coltivato negli ultimi sei mesi dall’OUA, con il Ministro ed i suoi più stretti collaboratori, possa proseguire con efficacia e continuità e che il Ministro voglia da subito dare concreta attuazione ad alcune richieste formulate dall’Avvocatura e dall’OUA in particolare, a partire dalla nomina di quattro avvocati quali componenti dell’Ufficio Legislativo del Ministero, da sempre occupato in via esclusiva da magistrati fuori ruolo. Sarebbe un segnale vero di cambiamento e di pieno riconoscimento del decisivo apporto, non solo di tipo culturale, ma anche scientifico e tecnico, che l’avvocatura può dare alla giurisdizione.
Mi avvio alla conclusione e devo necessariamente passare ai ringraziamenti.
Innanzitutto, ringrazio chi mi ha votato per due volte, confermandomi la fiducia e facendomi sentire il proprio sostegno in questi quattro anni. Sempre di meno ho sentito colleghi chiedermi provocatoriamente “e l’OUA che fa?”. Molto più spesso i Colleghi hanno voluto informarsi ed hanno sostenuto le iniziative intraprese, dimostrando di avere acquisito una sempre maggiore conoscenza degli strumenti democratici di cui disponiamo per manifestare il pensiero e tradurlo in azione politica.
Un rigrnaziamento all’Avv. Antonio Giorgino, del quale ho già detto innanzi, sempre prezioso nei consigli e squisito nei complimenti, che anche in sede nazionale ha rivolto alla mia persona ed all’attività svolta.
Un ringraziamento sentito all’Ordine ed al Consiglio, che mi ha sostenuto e che in anni difficili come questi ha difeso e garantito l’OUA, con la costante presenza e testimonianza del Presidente ad ogni appuntamento importante, e soprattutto non facendo mancare il contributo economico, staturiamente previsto, senza del quale nessuna attività politica sarebbe possibile.
Un ultimo ringraziamento a Francesco Logrieco, amico fraterno, Presidente ineccepibile, istituzionale, leale, onesto. Senza il suo incessante sostegno, senza i suoi consigli ed anche qualche costruttiva critica, il mio compito non sarebbe stato difficile, ma davvero impossibile. Lo ringrazio di cuore e simbolicamente lo abbraccio.
Un pensiero devo, infine, rivolgere con piacere all’Avv. Serena Botta, neoeletta delegata dell’OUA, che già a fine ottobre prenderà il mio posto.
È una Collega giovane, preparata e determinata. Sono certo che farà benissimo e rappresenterà al meglio il nostro Foro.
Un caro saluto.
Domenico Monterisi.