AMAREZZA E DELUSIONE
titolo adatto alla Relazione Morale del Presidente
di accompagnamento al Bilancio Consuntivo 2013

di Francesco Tedeschi


Sotto lo sguardo austero della nostra storia, rappresentata dal patrimonio librario, generosamente donatoci da illustri avvocati del passato, il Presidente Avv. Francesco Logrieco ha tenuto la relazione morale di accompagnamento al Bilancio Consuntivo 2013, esordendo con un commovente ricordo del giovane collega Vincenzo Mansi, strappato da un inesorabile quanto insensibile fato all’affetto dei suoi familiari e di tutti i colleghi, che “ malgrado la giovane età si era già fatto apprezzare per le sue qualità umane, professionali ed etiche”. Il Presidente riportando il pensiero di Calamandrei sulla natura della professione fatta di comprensione, dedizione e carità ha evidenziato la gara di solidarietà dei colleghi che hanno gareggiato per donare il loro sangue a Vincenzo.


Dopo i saluti di rito ai colleghi che, con i loro incarici istituzionali danno lustro al Foro di Trani, ed ai Consiglieri per la loro dedizione ed il loro impegno, la relazione è entrata nel vivo con le osservazioni sullo stato della giustizia nel territorio.


AMAREZZA E DELUSIONE potrebbe essere il titolo più adatto della relazione, rappresentandone il filo conduttore. Infatti l’esordio della prima parte è nei confronti di un’avvocatura apparentemente propositiva nelle assemblee private ma silenziosa in pubblico e quasi sempre incapace di reagire alle diuturne umiliazioni subite, con la constatazione che solo pochi magistrati hanno capito che l’effettivo equilibrio tra i due pilastri essenziali della giurisdizione, rappresentati dall’Ordine giudiziario e dall’Ordine forense, avrebbe consentito di trovare la soluzione a molti problemi, giuridici e morali, che affliggono l’amministrazione della giustizia.


Di particolare incidenza il riferimento al rispetto della legalità cui non devono sottrarsi i cittadini, giudici compresi, ai quali la Costituzione ha delegato l’amministrazione della giustizia in nome del Popolo accompagnato dal monito verso i pochi farisei che hanno solidarizzato con persone che umiliano quotidianamente la toga, dicendo che, oltre a tradire il loro Consiglio dell’Ordine notoriamente impegnato a difendere strenuamente la dignità della toga, hanno tradito, per qualche favore o per pochi denari, la loro dignità, la loro libertà, la loro indipendenza, il loro dovere di tutelare la legalità, ed i loro stessi praticanti, ai quali non potranno mai insegnare cosa significa essere Avvocato, e concludendo il pensiero con il consideranda è un’avvocatura nella quale non ci possiamo riconoscere, perché noi non vogliamo essere schiacciati dall’autoreferenzialità della magistratura !


La seconda parte della relazione si è concentrata sulla legge 247 del 31/12/2012 che regolamentando la professione forense ha sancito che sull’avvocatura incombe la responsabilità di interpretare la legge forense correttamente, senza deviazioni demagogiche, e soprattutto di riempirla, attraverso i regolamenti, di contenuti idonei per forgiare un avvocato in grado di affrontare le sfide del terzo millennio.


Una disamina succinta ma efficace dei caratteri salienti della riforma forense ha distinto questa parte della relazione.


Una particolare disamina è stata posta nella successiva parte della relazione alla normativa sull’accorpamento delle sedi giudiziarie e gli effetti nefasti sul territorio determinati da una gestione capricciosa e caotica degli uffici giudiziari che non ha valutato le proposte dell’avvocatura, il cui coinvolgimento effettivo avrebbe consentito di individuare soluzioni diverse da quelle adottate, che hanno solo aggravato le problematicità edilizie e logistiche degli uffici giudiziari tranesi, laddove invece, si è preferito enfatizzare i problemi, che sicuramente esistevano, ma potevano essere risolti se la gestione fosse stata affidata a persone capaci ed in grado di programmare il lavoro secondo le rispettive competenze amministrative, politiche e giudiziarie.


La lungimiranza dell’avvocatura tranese che ha denunciato in tempi non sospetti, quando la revisione delle geografia giudiziaria era soltanto un chiacchiericcio ministeriale, è ricordata dal Presidente che ha richiamato alla memoria l’iniziativa del c.d. sciopero bianco indetto nel marzo del 2012, dove, lo stesso Presidente con una punta di sarcasmo precisa, si  erano invitati gli iscritti riluttanti (in verità pochissimi e quasi sempre “con la pancia piena”) ad essere vigili, perché nel giro di qualche anno il disagio delle udienze che si protraevano drammaticamente oltre le ore 13:00, sì da ostacolare le abitudini familiari, la frequentazione di palestre, piscine e saloni di bellezza, sarebbe potuta diventare la regola.


Una riflessione è stata rivolta alle scelte adottate dalla dirigenza del Tribunale che il COA ha contestato con particolare riferimento all’impegno di cospicue risorse finanziarie nelle locazioni (ed allestimento) di immobili privati (circa 2.200.000,00 oltre iva, per tutta la durata sessennale dei contratti), ritenendo più giusto che le stesse ingenti risorse fossero utilizzate per ultimare Palazzo Carcano e per recuperare l’agibilità dell’intero Palazzo Gadaleta.


Nella relazione si evidenzia l’aspetto più grottesco della vicenda che non è rappresentato dalla conclamata incapacità dei burocrati ministeriali, ma dall’entusiasmo manifestato dalle dirigenze, che ancora una volta hanno dimostrato di ignorare i disagi che il trasferimento repentino del personale avrebbe procurato all’utenza, rammentando a titolo di esempio la sistemazione dell’ufficio NEP nei locali del fabbricato AMET, avvenuta senza la preventiva obbligatoria deliberazione della commissione di manutenzione, e senza tenere in considerazione le esigenze dell’utenza e dell’avvocatura, e senza tenere conto dei disagi provocati alla cittadinanza dalla congestione del traffico.


LA relazione prosegue con il richiamo alla recente normativa regolatrice la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi professionali che ha restituito all’avvocatura un minimo di dignità nella determinazione dei compensi, dal momento che il D.M. 20/7/2012 n. 140 aveva ridotto di circa il 50% i parametri medi, e consente di rendere più trasparenti i rapporti tra avvocato e cliente. Il nuovo decreto sicuramente tutela i giovani avvocati, che hanno un minore potere contrattuale.


Nel prosieguo la relazione ha dedicato riflessioni sul contenuto dei rilevi del Presidentre della Corte di Appello di Bari in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che confermando le criticità della stato della giustizia nel Distretto, ha assegnato un posto di rilievo al tribunale di Trani. Sul punto, il Presidente si è soffermato evidenziando che la salutata diminuzione delle pendenze non è attribuibile alle riforme ma piuttosto: a) la reintroduzione della mediazione obbligatoria ed il diffuso impoverimento della popolazione, che hanno ritardato o allontanato i cittadini dalla tutela giudiziaria dei propri diritti; b) i “filtri” processuali e le sanzioni, che hanno dissuaso l’impugnazione delle sentenze; c) il notevole incremento del contributo unificato, che ha disincentivato il ricorso alla giustizia.


Ha fatto seguito un richiamo al pensiero del filosofo giurista Luigi Ferraioli in ricordo del dott. Pizzi Antonio, compianto Procuratore Generale della Repubblica, che nei suoi scritti ha sempre parlato dell’Avvocatura con rispetto, esaltandone il ruolo di protagonista essenziale della giurisdizione.


il Presidente, continuando nella sua relazione, ha manifestato perplessità nel processo civile telematico come strumento risolutore delle problematicità della giustizia civile, invocando una riforma strutturale della giustizia che preveda una reale programmazione ed ottimizzazione delle risorse umane che, nel Circondario, nonostante l’accorpamento delle sezioni, presenta ancora persistenti criticità. Infatti, niente è cambiato, perché le sezioni soppresse continuano ad esistere nella sede centrale, ed i ruoli dei magistrati provenienti dalle sezioni distaccate oggi sono ancora più ingolfati di prima a causa dell’aggiunta dei nuovi carichi di lavoro.


Importante il passaggio con il quale il Presidente ha evidenziato che si persevera nella logica di considerare il settore civile di minore importanza rispetto a quello penale, ignorando la natura strategica della giustizia civile per il progresso economico del Paese, perchè l’incertezza della esazione dei crediti ( a causa della durata del processo civile e della inefficienza dei soggetti preposti alla realizzazione dei titoli esecutivi) allontana gli investitori verso altre realtà economiche.


Il tema conduttore dell’intera relazione traspare nel passaggio dove il Presidente ha preso atto dell’indifferenza delle dirigenze degli uffici alle proposte di un dialogo costrutivo finalizzato al miglioramento del funzionamento della Giustizia che in altri Uffici Giudiziari si è ottenuto solo attraverso con il coinvolgimento dell’Ordine Forense territoriale.


Con orgoglio è stato ricordato il valore di eccellenza del nostro Ordine che ha trovato riconoscimenti da parte di altri Ordini e si è sempre prodigato per offrire servizi a favore degli iscritti quali l’offerta gratuita del redattore per il processo telematico; l’istituzione di una Onlus; l’organizzazione di un contenitore culturale guardato con ammirazione da tutti e dall’Accademia universitaria, che ritrovano nella bellezza della sede e nel prestigio della collezione libraria una condizione ideale per svolgere attività seminariale di alto profilo scientifico; l’istituzione e l’organizzazione di un organismo di mediazione, al fine di fornire un servizio essenziale, malgrado la notoria contrarietà alla mediazione obbligatoria; l’anticipazione della obbligatorietà della scuola forense per forgiare una nuova classe di Avvocati preparati ed  in grado di affermarsi professionalmente per qualità; la dotazione di una camera arbitrale interprofessionale dalla fine degli anni ’90, anticipando di almeno tre lustri il dibattito attuale sulla necessità di istituire le Camere Arbitrali per deflazionare il processo civile.


Ma, come si è detto, l’amarezza e la delusione del Presidente non è mancata anche quando rivolgendosi alle Associazioni, in ispecial modo a quelle territoriali, le ha sollecitate a svolgere la missione per la cui attuazione è giusto che esistano a livello locale: essere non solo fonte di attività seminariale ma essenzialmente fucina di idee, di iniziative politiche e sindacali, di accrescimento culturale degli associati sui grandi temi dell’avvocatura, di approfondimento della deontologia, della previdenza, dell’etica. Il Presidente ha manifestato il suo pensiero negativo in merito alla proliferazioni di associazioni forensi, spesso rappresentative di interessi elettorali personali e composte da pochi iscritti, noto soprattutto a coloro che lo hanno ascoltato nelle assemblee nazionali; ha ribadito che nelle associazioni maggiormente rappresentative esistono ampi spazi di penetrazione ed affermazione delle legittime ambizioni personali. Nelle associazioni maggiormente rappresentative il confronto è favorito dalla partecipazione di iscritti provenienti da diverse aree geografiche, quindi rappresentativi di culture, idee e proposte alternative, con i quali è doveroso confrontarsi, se l’interesse realmente perseguito è l’affermazione di un’Avvocatura che sia protagonista della giurisdizione, che abbia un ruolo sociale, e che tuteli l’interesse pubblico alla corretta prestazione professionale. Tuttavia, la comprensibile enfasi nella prolusione gli ha impedito di ricordare quelle attività svolte a livello locale delle associazioni, non solo limitate a svolgere attività seminariali, ma prodigate, con personali ripercussioni dei loro protagonisti, a favore della totalità degli iscritti e non solo dei loro associati, che hanno trovato una eco anche sui quotidiani, quali: le vigorose proteste per l’accorpamento delle sedi giudiziarie; la battaglia contro i POS negli studi; la battaglia e la denuncia circa la disfunzione del servizio di liquidazione e pagamento dei compensi per le attività del professionista nei procedimenti ammessi al gratuito patrocinio.


Infne il Presidente prima di passare alla esposizione statistica delle attività del Consiglio ha voluto ricordare il Premio Donato Di Paola e la particolarmente raffinata relazione tenuta dall’avv. Alarico Mariani Marini, vice Presidente della Fondazione del CNF, sul tema “L’Avvocato: il ruolo e le responsabilità tra diritto ed etica.


Dopo l’esposizione statistica delle attività del Consiglio è seguito, oltre al rituale ringraziamento al Dott. Lotito, al notaio Dott. Consolo Salvatore ed alle dipendenti del Consiglio nelle sue varie articolazioni, il particolare ringraziamento al Consigliere Avv. Donato De Tullio, autore di un vademecum sulle notifiche in proprio dell’avvocato apprezzato dall’Ordine di Firenze, che con  zelo ed ammirazione dell’intero consiglio ha evaso da solo n. 929 delle 952 istanze di ammissione al patrocinio a spese dello Stato pervenute nel 2013 (rispetto alle n. 777 pervenute nel 2012).


All’esposizione della relazione morale ha fatto seguito un intervento dell’avv. Antonio Giorgino di apprezzamento dell’opera del Consiglio e del Presidente rimarcando la criticità del momento storico che stiamo attraversando ed un intervento commosso di ringraziamento dell’avv. Giuseppe Mansi per le parole ed il ricordo del figlio, gemendo il fior de’ suoi gentili anni caduto.


L’assemblea è terminata con la relazione del Tesoriere, Avv. Marianna Catino, che ha evidenziato l’incremento del patrimonio netto, indice di una gestione particolarmente attenta delle risorse economiche gestite dal Consiglio e l’approvazione del Bilancio Consuntivo.


Francesco Tedeschi


Immagini della giornata ( cliccare sulla miniatura per ingrandire l’immagine)