torno a relazionarvi sulla mia attività di delegato OUA, portandovi finalmente un risultato importante e tangibile: la vittoria della battaglia giudiziaria sulla mediazione.
Come ormai tutti saprete, il 23/10/2012 la Corte ha dichiarato illegittima la media-conciliazione per eccesso di delega.
Da buoni giuristi, attendiamo di leggere la motivazione prima di commentare in modo più approfondito la decisione, ma adesso possiamo senz’altro concederci qualche momento di felicità, perché tutti sappiamo quanto inutile e dannoso sia stato prevedere l’obbligatorietà di un istituto, che, viceversa, poteva e ancora può essere un utile strumento di risoluzione delle controversie alternativo alla giurisdizione.
L’OUA ha creduto per primo e in solitudine in questa battaglia senza, peraltro, venir meno alla sua principale funzione di confrontarsi con la politica.
Numerosi parlamentari hanno condiviso la nostra posizione di contrarietà all’obbligatorietà dell’istituto, alla sua eccessiva libertà procedimentale (si pensi all’iniqua mancanza di criteri di competenza territoriale) alla scarsa attenzione alla qualità ed alla professionalità dei mediatori.
Alcuni progetti di legge, ispirati dall’OUA, sono stati sepolti in Parlamento dalle pressioni degli ultimi due Governi e dei poteri forti che avevano intravisto la possibilità di realizzare un business miliardario.
Le dichiarazioni del Ministro Severino, che ha affermato l’opportunità di individuare incentivazioni per favorire la mediazione facoltativa, ci tranquillizzano, perché è la stessa strada che avevamo immaginato, quando affermavano la nostra contrarietà all’obbligatorietà della mediazione e non anche allo strumento in sé.
Certo, anche senza obbligatorietà restano i problemi innanzi segnalati, sui quali non mancheremo di offrire il nostro contributo scientifico e politico, così come spingeremo l’acceleratore su altre forme di ADR già indicate nelle mozioni congressuali di Milano, in primis la transazione asseverata dagli avvocati delle parti, in grado di diventare titolo esecutivo, previo controllo di mera legittimità da parte del Presidente del Tribunale.
La buona notizia della Corte Costituzionale non deve farci dimenticare i tanti problemi che affliggono la categoria che rimangono irrisolti e ci preoccupano nell’attualità ed in prospettiva futura.
Altre luci non mancano: la riforma professionale ha ripreso finalmente il suo cammino alla Camera e potrebbe vedere a breve la sua approvazione, anche se le modifiche introdotte – resesi necessarie dopo gli interventi del Governo contenuti nel DPR sulle professioni – determineranno un ulteriore passaggio al Senato.
I tempi stringono, la legislatura è quasi al termine, per cui bisogna continuare l’opera di pressione sul Parlamento affinché l’iter arrivi finalmente in porto.
Gli articoli già approvati della riforma presentano novità interessanti, quali il necessario intervento del Consiglio Nazionale Forense nell’elaborazione dei parametri, l’abolizione della presenza del socio di capitali nelle società fra professionisti, la riserva di consulenza stragiudiziale alla categoria forense, l’abbandono – tanto auspicato dai giovani – di ogni riferimento al reddito per la verifica della continuità professionale necessaria per il mantenimento dell’iscrizione all’albo. Restano altri nodi come quello sulla struttura estremamente verticistica delineata nel disegno di legge nonché nell’annacquamento delle funzione del Congresso Nazionale.
Il tema, come immaginerete, è particolarmente delicato e dibattuto, ma alcuni degli emendamenti presentati sembrano in grado di poter giungere ad una mediazione adeguata e soddisfacente.
Un’altra buona notizia è sicuramente quella dell’apertura del dialogo con il Ministro Severino.
Mi piace ascrivere al Presidente De Tilla il merito di questo nuovo clima collaborativo.
Certo – e le ultime iniziative di protesta sostenute dall’OUA ne sono evidente testimonianza – alla proposta ed al dialogo devono sempre accompagnarsi la contrapposizione a la protesta, da utilizzarsi quanto meno come strumento di pressione.
Lo stesso giorno in cui la Corte Costituzionale si riservava per decidere sulla mediazione, migliaia di avvocati italiani, la maggior parte dei quali provenienti dal meridione (con la solita, costante e puntuale partecipazione di un consistente numero di iscritti e consiglieri del nostro Ordine, guidati dal Presidente, che ringrazio uno per uno per il sacrificio cui si sono nuovamente sottoposti) hanno sfilato compostamente per le strade di Roma. Un fiume di avvocati ha occupato la lunghissima Piazza Cavour e poi Piazza dei Santi Apostoli, srotolando i propri striscioni e pronunciando slogan a favore della Costituzione, dei diritti dei cittadini e di quella tutela che soltanto gli avvocati sono in grado di offrire loro.
Sono stati momenti esaltati, ma non dobbiamo omettere di riflettere sulle espressioni di critica verso l’OUA ed il suo Presidente che si sono regsitrate.
Ritengo che ci siano state alcune strumentalizzazioni e che probabilmente abbiamo errato nella nostra comunicazione, non informando adeguatamente i colleghi sull’attività svolta, sull’impegno profuso e sui risultati (invero non numerosissimi) raggiunti.
Ma è sicuramente errato criticare la riapertura del dialogo e del confronto (anche serrato) con il Ministro, che è sicuramente lo scopo principale di un organismo politico.
Devo, peraltro, comunicarvi che ho partecipato unitamente al Presidente De Tilla, all’incontro tenutosi il pomeriggio del 23/10 con il Ministro.
E’ stato un incontro schietto, aperto e utile.
Il Ministro non ha nascosto l’amarezza per la manifestazione, che ha interpretato come diretta nei confronti suoi e del Governo, incolpati di aver “affamato gli avvocati”.
Le abbiamo spiegato che la protesta aveva al suo centro non già le rivendicazioni corporative dell’Avvocatura, ma i diritti dei cittadini messi a dura prova dall’inutile e costosa media conciliazione, dagli ostacoli anche economici (continui aumenti dei contributi unificati) frapposti all’accesso alla giurisdizione, nonché dalla folle revisione della geografia giudiziaria che, non accompagnata da seri e rapidi interventi sull’edilizia giudiziaria, determinerà la paralisi totale della Giustizia. Anche sulla geografia giudiziaria, oltre all’azione politica – che ha consentito di ridurre dalle originarie 37 a 31 le sedi di Tribunale soppresse – l’OUA affiancherà quella giudiziaria, avendo già depositato un ricorso al Tar Sardegna, cui altri seguiranno.
Il confronto si è poi svolto sui tanti temi all’ordine del giorno.
Sui parametri, il Ministro ha riconosciuto l’esistenza di notevoli incongruenze ed ha promesso che le nostre indicazioni saranno presto esaminate e costituiranno base per un immediato provvedimento correttivo a sua firma.
Il Ministro ha confermato l’interesse suo, del Ministro dell’Istruzione e dell’intero Governo rispetto alla nostra proposta di riforma della facoltà di Giurisprudenza con la previsione di un periodo (triennio o quadriennio) comune aperto a tutti ed un successivo percorso specializzante (di due o un anno) con accesso ad un numero programmato di studenti, previo superamento di un esame.
Il Ministro ha dichiarato di aver escluso la possibilità di introdurre tale progetto di riforma nell’ambito della discussione sulla Legge Professionale, in quanto ne avrebbe potuto rallentare il già impervio percorso, così come ha escluso la possibilità di inserire le norme sull’Università nella legge di stabilità, che ha un ambito totalmente diverso. Si è detto, invece, più propenso a proporre al Parlamento l’approvazione di una Legge Delega che testualmente: “qualificherebbe il suo passaggio al Ministero di Giustizia”.
L’ultimo argomento affrontato è stato quello dello smaltimento dell’arretrato civile, ogni decisione è stata rinviata, in quanto il Ministero non ha completato l’acquisizione dei dati statistici inerenti le pendenze e la tipologia delle medesime.
Peraltro, la trattazione di quest’argomento è stata fortemente condizionata dalla premessa del Ministro circa la limitatezza delle risorse da destinare, il che potrebbe comportare la riedizione della triste esperienza delle Sezioni Stralcio e del pagamento “a cottimo” dei giudici onorari ausiliari.
L’Avvocatura ha chiaramente manifestato la sua preoccupazione e contrarietà rispetto a soluzioni simili, sostenendo la necessità che l’arretrato sia smaltito da avvocati che garantiscano la massima onestà, trasparenza e professionalità e la cui attività professionale sia del tutto preclusa per l’intera durata dell’incarico. Ciò comporterebbe evidentemente la necessità di una retribuzione adeguata, che si scontra con le ristrettezze di bilancio preannunziate dal Ministro. Staremo a vedere quale soluzione prevarrà.
Prima di lasciarvi un breve accenno al Congresso di Bari, ormai alle porte, che determinerà anche la fine del mio primo mandato quale delegato all’Organismo.
Arriviamo al Congresso in una situazione di forte dibattito (si tratta evidentemente di un ottimistico eufemismo) interno tra le varie anime dell’Avvocatura: il CNF, l’OUA, le associazioni forensi, gli Ordini e la base.
Sono certo che la buona notizia della mediazione potrà in qualche modo rasserenare gli animi, ma il dibattito sul domani della rappresentanza non ci preoccupa, ma anzi ci stimola e deve essere finalmente avviato con serietà e senza isterismi.
Come saprete, l’Assemblea mi ha delegato alla partecipazione al Congresso insieme al Presidente e ad altri dieci colleghi.
Presenterò la mia candidatura per la riconferma all’OUA, così come l’attuale statuto consente, prevedendo un limite di due bienni consecutivi.
Non potendo essere certo del risultato, traccio un breve bilancio di questi due anni, che per me sono stati estremamente formativi, ricchi di esperienze, di confronti anche accesi, e sicuramente anche di errori, ma soprattutto di lavoro svolto con dedizione e buona fede.
Se la mia avventura all’OUA si dovesse fermare, evidentemente non farò drammi, ma metterò a disposizione di tutti i colleghi e di chi prenderà il mio posto quel pizzico di esperienza che ho maturato con il lavoro svolto in questi due anni, finalizzato esclusivamente a tutelare l’onore, il decoro e la dignità della nostra nobile professione.
Un caro ed affettuoso saluto.
Domenico Monterisi.