Trani, 12 aprile 2012
PROT. A848/2012


ILLUSTRE SIGNOR PRESIDENTE DEL TRIBUNALE
DR. FILIPPO BORTONE
TRANI


E P.C.
SIGNORI AVVOCATI
TRANI


Illustre Signor Presidente,
innanzi tutto ringrazio, Suo tramite, i Signori Magistrati per avere compreso le ragioni della protesta deliberata dall’assemblea straordinaria dell’Ordine forense di Trani contro i provvedimenti legislativi finalizzati a privatizzare la giustizia, a liberalizzare in modo selvaggio e disorganico le libere professioni, ad attentare alla funzione costituzionale dell’avvocato ed a comprimere pericolosamente il diritto del cittadino alla difesa, consacrato nell’art. 24 della Costituzione.


Le prime due settimane di protesta hanno evidenziato la resistenza solo di pochi magistrati, paradossalmente gli stessi che, amministrando la Giustizia in Uffici caratterizzati dalle maggiori criticità del circondario, dovrebbero avere interesse a recuperare la direzione del processo, quindi ad amministrare la Giustizia in modo decoroso e dignitoso, anche a tutela del prestigio dell’Ordine giudiziario.


Il decoro della Giustizia dovrebbe essere un obiettivo comune.


Il diritto di sciopero garantito dalla Costituzione non ha alcuna attinenza con la protesta impropriamente qualificata “sciopero bianco”, perché l’avvocatura non ha proclamato l’astensione dalle udienze (-quindi non trova applicazione il codice di autoregolamentazione-), ma ha preteso lo svolgimento del proprio ministero nel rispetto delle norme procedimentali e processuali di cui, per esempio, agli artt. 57 e segg., 127 e segg., 136 e segg. C.P.C., artt. 80 e segg. disp. att. cod. proc. civ.


La precisazione era opportuna dal momento che alcuni magistrati non hanno compreso che l’applicazione delle norme è un dovere giuridico, oltre che etico e deontologico, sottratto alla manifestazione di adesione dell’avvocato, ed è applicabile in ogni settore della giustizia Insomma, l’applicazione della norma processuale non è rimessa alla discrezione del Giudice, dell’ Avvocato, del Pubblico Ministero, del Cancelliere, dell’Ufficiale Giudiziario; né l’Avvocato iscritto ad un altro Albo può essere autorizzato (dal Giudice) a non rispettare le regole processuali e le modalità di attuazione del processo senza essere sottoposto al controllo deontologico.


La mancata erogazione delle prestazioni indispensabili, la chiusura forzata delle cancellerie (con la interruzione del pubblico servizio), il differimento di alcune attività giudiziarie, e gli altri disservizi prodotti dalla domanda di applicazione rigorosa della legge processuale non sono imputabili all’Avvocatura, ma a coloro che non hanno inteso la funzione strategica della Giustizia per lo sviluppo economico del Paese, non hanno saputo elaborare una riforma organica della giustizia e non hanno saputo curare lo stato comatoso della Giustizia italiana, che sicuramente non si è ammalata per il numero degli avvocati, come affermano i responsabili del degrado, dal momento che già negli anni ’70 si discuteva nel Parlamento di riforma organica della giustizia per superare lo stato di crisi, ma allora gli avvocati erano quarantamila e non duecentotrentamila, le cause pendenti (civili e penali) non erano nove milioni, e gli organici erano quasi completi.


Al fine di valorizzare l’attuale esperienza, che ha trovato ampio consenso tra gli operatori ed i cittadini (n.d.r. lo scorso 3 aprile a Ruvo, un signore entrando con l’avvocato nell’ufficio dove il G.O.T. teneva l’udienza ha esclamato: “ … allora oggi non si fa il mercato! ), Le chiedo di convocare un tavolo di concertazione formato dai rappresentanti di ogni settore della giustizia, finalizzato alla proposta di interventi condivisi per la soluzione delle problematiche più delicate e per l’adozione di protocolli di udienza uniformi per l’intero circondario.


Deferenti ossequi.


Avv. Francesco Logrieco