Dal Delegato Oua Avv. Domenico Monterisi riceviamo e pubblichiamo:



Cari Colleghi, torno a relazionarvi sull’attività dell’OUA in un momento particolarmente delicato e turbolento per l’Avvocatura italiana.

Come certamente saprete, vista la risonanza dell’argomento sugli organi di stampa nazionali e la tempestiva pubblicazione dei documenti dell’OUA da parte del Consiglio dell’Ordine su questo sito, l’assemblea dell’OUA, con delibera del 18 febbraio 2011, ha proclamato lo stato di agitazione dell’Avvocatura italiana ed ha indetto l’astensione dalle udienze, nel rispetto delle norme del codice di autoregolamentazione, dal 16 al 22 marzo 2011 ed una grande manifestazione nazionale di protesta presso il teatro Capranica di Roma il 16 marzo 2011.


Si è trattato di una decisione sofferta, ma a mio avviso necessaria, per protestare contro l’entrata in vigore, a far data dal 21 marzo 2011, del D.Lgs. 28/2010, che introduce – caso unico nella legislazione europea – la media-conciliazione obbligatoria per un numero enorme di cause (circa l’80%), con aggravio di costi per i cittadini e senza la certezza delle regole e le garanzie di tutela del diritto di difesa dei cittadini.


Come saprete, l’Avvocatura italiana ha espresso da lungo tempo la propria contrarietà alla media-conciliazione, così come concepita dal Legislatore italiano. In particolare, nel corso del Congresso nazionale di Genova dello scorso novembre, gli avvocati italiani avevano chiesto a gran voce al Ministro Alfano di porre mano a serie e concrete modifiche al testo licenziato dal Governo (ad avviso di chi scrive, esorbitando dalla delega parlamentare), escludendo l’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione – sancito dall’art. 5 del decreto medesimo, che attribuisce all’esperimento del tentativo di conciliazione valore di condizione di procedibilità del giudizio- prevedendo, viceversa, l’obbligatorietà della difesa tecnica anche in sede di media-conciliazione; prevedendo dei criteri di competenza territoriale; escludendo, infine, qualsiasi conseguenza sul piano processuale alla decisione della parte (tanto più se non assistita obbligatoriamente da un avvocato) di non aderire alla proposta di conciliazione.
Il Ministro si era detto disponibile a rivedere il testo di legge, così riuscendo a guadagnarsi i pochi applausi tributatigli dall’assemblea di Genova, ma in realtà tale promessa è stata totalmente disattesa..


Vi ho già segnalato nella mia precedente relazione il tentativo del Ministro di insinuarsi nel contrasto fra OUA ed il CNF, convocando il solo Consiglio Nazionale Forense ed i rappresentanti degli otto Ordini più rappresentativi ad un incontro in Ministero, destinato a verificare lo stato dell’arte sul piano organizzativo a due mesi dall’entrata in vigore della legge.
I presidenti degli Ordini (vedi articolo dell’Avv. Francesco Logrieco del 17/1/2011 in questo sito al link http://www.ordineavvocatitrani.it/pubblica/articolo.php?articolo=3456 ) ancor più del Presidente del CNF Alpa, espressero al Ministro tutte le perplessità, non soltanto di tipo organizzativo (sono pochissimi i Presidenti di Tribunale che hanno messo a disposizione dei COA le aule necessarie allo svolgimento dell’attività dei rispettivi Organi di Conciliazione), ma anche di ordine sistematico e concettuale in ordine alla media-conciliazione, incassando una nuova promessa del Ministero ad un rinvio semestrale o annuale dell’entrata in vigore della legge e, comunque, all’indizione di un nuovo incontro che avrebbe preceduto l’entrata in vigore stessa.


Le cose, come avevamo previsto all’OUA, non sono andate così. Lo slittamento dell’entrata in vigore della legge non c’è stato ed il Ministro ha persino omesso di riconvocare il CNF e gli Ordini, come aveva invece garantito.


Quel che è peggio è che in una seduta congiunta le Commissioni Affari Istituzionali e Bilancio avevano approvato all’unanimità un emendamento bipartisan (sollecitato con un lungo, costante e legittimo lavoro di lobby dell’OUA), con cui veniva introdotto nella legge di conversione del decreto milleproroghe lo slittamento di un anno della media-conciliazione, finalizzato alla sua modifica nei sensi prospettati dall’Avvocatura.


Con un autentico colpo di mano, il Ministro faceva approvare un emendamento notturno, nel quale lo slittamento di un anno per l’intero istituto della media-conciliazione veniva ridotto alle sole controversie condominiali (per via della recente riforma della relativa materia) ed in tema di assicurazione dei veicoli a motore (per la ben diversa forza di pressione esercitata dall’ANIA, spaventata dei costi che la novità legislativa potrebbe scaricare sulle compagnie assicurative).


Con quella mossa il Ministro, oltre ad ingannare gli avvocati italiani cui aveva promesso prima il rinvio e poi un nuovo incontro operativo con i maggiori Ordini, ha svilito il compito dei parlamentari, superando l’emendamento approvato all’unanimità, sicuro che in aula il maxiemendamento avrebbe ottenuto la fiducia. Come, poi, è avvenuto.


Come vi ho detto innanzi, la decisione di indire l’astensione è stata sofferta e non poco hanno contribuito a condurre l’Assemblea dell’OUA a quella decisione gli interventi del nostro Presidente, Avv. Francesco Logrieco, e del Presidente dell’Ordine di Firenze, Avv. Sergio Paparo, che hanno sottolineato la necessità di reagire a questo continuo svillaneggiamento dell’Avvocatura italiana che da qualche anno (si ricordi il decreto Bersani sui minimi tariffari) i governi di ogni colore stanno eseguendo scientificamente.


Il primo giorno di astensione, il 16 marzo, alle ore 10,00, presso il Teatro Capranica in Roma, l’OUA ha indetto una manifestazione nazionale, cui tutti gli avvocati italiani, ma anche i loro clienti, i loro dipendenti, tutti coloro cioè che subiranno le grave conseguenze di questa iniqua legge, sono invitati a partecipare.


Con la ben nota tempestività, il nostro Consiglio dell’Ordine ha già approvato una delibera di sostegno all’astensione (anche questa pubblicata sul sito) e si è fatto promotore dell’organizzazione della trasferta a Roma, mettendo a disposizione degli iscritti (con ovvio contributo degli stessi alle relative spese) di un autobus.


Spero che in molti aderirete all’astensione ed alla manifestazione, perché, come è evidente, è in gioco un pezzo non indifferente del nostro futuro.


Non si dimentichi che oltre al problema della media-conciliazione, l’astensione intende focalizzare l’interesse dell’avvocatura e dell’opinione pubblica sul vero e proprio progetto di rottamazione della giustizia civile cui il Governo intende mettere mano con il famigerato e delirante ddl intitolato “Disposizioni per smaltire l’arretrato in materia civile da parte degli uffici giudiziari”.
Ennesima riforma a costo zero della giustizia civile.


Le notizie trapelate sul suo contenuto fanno tremare i polsi: a) saranno assoldati 600 magistrati e avvocati dello Stato in pensione, cui sarà demandato il compito di decidere le cause al costo di €. 200,00 per sentenza, con un limite massimo di 100 sentenze all’anno; b) sarà creato un Ufficio del Giudice con la possibilità per lo stesso di avvalersi a titolo gratuito dell’opera di uno specializzando o dottorando in giurisprudenza; c) sarà istituito il sistema della motivazione a richiesta, con obbligo per il giudice di motivare succintamente la sentenza, e facoltà per la parte soccombente in toto o in parte di chiedere la motivazione estesa a pagamento e cioè dopo aver sborsato un contributo unificato pari ad una volta e mezzo quello dovuto per il giudizio di secondo grado (la norma, mal scritta, non precisa se, una volta ottenuta la motivazione e valutata l’opportunità di impugnarla, sia richiesto il pagamento di un nuovo contributo unificato per l’iscrizione a ruolo del giudizio di appello); d) sarà inserita nel codice di procedura civile una norma che impone (e non suggerisce) all’avvocato di essere sintetico nella redazione degli atti processuali, con facoltà per il Giudice che ritenga violato il dovere di sintesi di restituirgli l’atto affinché lo stesso venga, per l’appunto, sintetizzato (fra un po’ qualcuno si inventerà che dovremo scrivere gli atti in rima o in dialetto, oppure che dovremo usare un font di stampa gradevole per non stancare il lettore!!!)


Orbene, non siamo miopi: tutti sappiamo quanto agonizzi la giustizia civile, nessuno di noi vuole che le sentenze vengano depositate a distanza di 7-8 anni dall’inizio della causa o che la precisazione delle conclusioni venga fissata a fine 2014 come accade in molti tribunali di Italia (per non parlare delle Corti di Appello che stanno superando il 2015), ma pensare che con la media-conciliazione e la rottamazione dei processi si possa davvero risolvere il problema è pura demagogia. Le riforme a costo zero hanno fallito da anni e continueranno a fallire.


Non tralascio le altre problematiche che si affacciano all’orizzonte.


Ho seguito con interesse ed anche con un po’ di apprensione la giusta campagna che un movimento di Colleghi sta veicolando tramite il web e facebook in particolare, per protestare contro l’iniquità della riforma previdenziale, che scarica sui giovani gli errori del passato.
Mi permetto di non condividere le modalità della protesta, perché la disobbedienza civile, per quanto teorizzata da grandi uomini del passato come Ghandi o Don Lorenzo Milani, rischia di arrecare più danni che effetti benefici.


Ciononostante, ritengo che le istanze che a gran voce vengono sostenute dai Colleghi più giovani meritino grande attenzione, soprattutto in tema di previdenza. Il carico previdenziale è particolarmente gravoso per i più giovani, mentre tanti avvocati anziani godono di un trattamento pensionistico – il cui peso è stato in gran parte scaricato sulle nuove generazioni – senza dubbio privilegiato rispetto ad altre categorie professionali.


E’ a tutti evidente che la coperta è corta e che la riforma previdenziale si è resa necessaria per far quadrare i bilanci e per consentire a tutti di poter fruire di un trattamento pensionistico. Ciò non toglie che forse il problema vada nuovamente affrontato ed in particolare vadano studiate forme per alleviare il carico previdenziale sugli iscritti alla Cassa da meno di dieci anni.


Assicuro i tanti colleghi che hanno sollecitato l’attenzione dell’OUA su tale delicatissima questione che mi farà portavoce delle loro istanze in seno all’Assemblea dell’Organismo, oltre che presso i delegati componenti del Dipartimento sulla professione forense.


Vi ringrazio per l’attenzione e nella certezza di ritrovarci numerosi a Roma alla manifestazione del 16 marzo, Vi saluto cordialmente.


Avv. Domenico Monterisi