MEDIACONCILIAZIONE
La riunione con il Ministro del 13/01/2011
di Francesco Logrieco


Il 13 gennaio 2011, presso il Ministero di Giustizia, si è tenuta la riunione convocata dal Ministro Angelino Alfano, alla quale hanno partecipato i presidenti dei setti Ordini distrettuali più importanti (Bari, Bologna, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino) e delle Unioni Regionali degli Ordini Forensi.
Gli Ordini pugliesi sono stari rappresentati dall’avv. Emmanuele Virgintino (C.O.A. Bari) e dall’avv. Angelo Esposito (Unione Regionale).
La convocazione del Ministro è stato un fatto importante, perché ha significato il recupero del rapporto con l’Avvocatura istituzionale, che era stato pregiudicato dalla durissima contestazione subita dallo stesso Ministro durante il suo intervento nel Congresso di Genova.
Per aggiornare gli Iscritti sul contenuto della riunione ministeriale, riporto i passaggi più importanti del report pervenuto dall’avv. Virgintino.
“Il Ministro ha introdotto i lavori e ha spiegato le ragioni che lo hanno indotto a consultare soltanto gli Ordini più numerosi e non anche gli altri Ordini nè le Associazioni forensi maggiormente rappresentative, nè lo stesso O.U.A. in quanto, con riferimento ai temi da trattare, intendeva avere un quadro preciso del grado di preparazione degli Ordini in relazione alla prossima entrata in vigore della nota Legge sulla Mediazione e conciliazione.
Era presente, anche il Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, Cons.Augusta Iannini (come a tutti noto, ispiratrice e ferma sostenitrice della legge in questione) e Dirigenti del Ministero.
Il Presidente Alpa è intervenuto per primo, ringraziando il Ministro per la disponibilità all’ascolto mostrata con la convocazione della riunione, chiarendo che l’Avvocatura non è contraria, in linea di principio, a questa legge ma che, come stabilito dal Congresso nazionale forense, sono indispensabili alcuni aggiustamenti e, certamente, è necessario un differimento dell’entrata in vigore della legge stessa. Il Presidente, infatti, ha messo in rilievo le oggettive esigenze non ancora soddisfatte che impediscono l’attuazione della normativa sulla conciliazione e le obiezioni che il CNF aveva già sollevato in ordine alla costituzionalità delle regole e all’emarginazione del difensore.
Hanno, quindi, preso la parola molti dei Presidenti e il sottoscritto.
Il leit-motiv di tutti gli interventi, assai puntuali e assolutamente in linea con la mozione approvata dal Congresso Nazionale Forense di Genova, è stato, sotto il profilo tecnico (preziosa, in tal senso, la relazione del Presidente dell’Ordine di Milano, Avv. Paolo Giuggioli):
– la verifica di numerosi aspetti d’incostituzionalità;
– la modifica della legge con la previsione della non obbligatorietà del ricorso alla mediazione;
– la previsione dell’ assistenza tecnica obbligatoria del difensore Avvocato;
– la previsione della competenza territoriale;
– l’ abolizione delle connessioni con il processo, che non siano il frutto dell’accordo congiunto delle parti;
– la graduale applicazione della legge in riferimento alle materie coinvolte, con la previsione di una fase sperimentale.

Ferma tale premessa, quale indispensabile presupposto per l’adesione dell’Avvocatura alla legge, si è messa in rilievo la necessità del differimento dell’entrata in vigore della legge, giustificato dall’impreparazione degli Ordini in relazione a:
– reperimento dei luoghi idonei dove svolgere gli incontri di mediazione (come noto, la legge prevede che essi debbano svolgersi, di preferenza, all’interno dei Palazzi di Giustizia): tutti hanno rilevato le numerose difficoltà incontrate per conseguire tale obiettivo, stanti le scarsissime disponibilità di spazi all’interno dei tribunali;
– reclutamento dei conciliatori: è stato, opportunamente, segnalato che la sicura, enorme mole degli affari da trattare (in considerazione dell’amplissimo raggio di azione della legge), richiede, specialmente negli ambiti territoriali più grandi, un significativo numero di conciliatori che, nel frattempo, bisogna formare;
– altri problemi connessi, genericamente, alla mancanza di personale e di risorse nonchè alla difficoltà, per gli Ordini (e, quindi, per gli Organismi di conciliazione) di dotarsi delle polizze assicurative richieste dalla legge.
Molto opportunamente, il Presidente dell’Ordine di Roma, Avv. Antonio Conte, ha sottolineato come queste emergenze, nei Fori di maggiori dimensioni, presentano aspetti problematici, la cui risoluzione importa per gli Ordini interessati uno sforzo operativo e finanziario enorme che grava sugli Avvocati, senza spese per lo Stato.
Per quanto riguarda l’Ordine di Bari, ho aggiunto che, in base ai dati empirici in mio possesso, saremmo pronti, per la data di entrata in vigore (a regime) della normativa in questione, prevista per il 20 marzo 2011, a far fronte alle necessità organizzative che la legge rende indispensabili.
Questo, non certo al fine di fare bella figura o di voler passare per i primi della classe, ma per scongiurare ogni possibile accusa di colpevole inerzia e, quindi, di responsabilità dell’Avvocatura per l’eventuale cattivo funzionamento della legge e per evitare che la gestione di un Istituto di così rilevante impatto per la giustizia civile, possa essere considerato terra di conquista da parte di chi intende utilizzare questa legge come un’eccellente occasione per un interessantissimo “business”, con il rischio (come è stato acutamente osservato dal Presidente dell’Ordine di Palermo, Avv. Enrico Sanseverino) della commercializzazione della giustizia civile o, peggio (come messo in rilievo, drammaticamente, dal Presidente dell’Ordine di Napoli, Avv. Francesco Caia), dell’infiltrazione di capitali illeciti.
Ho, inoltre, rappresentato che gli Avvocati sono ben consapevoli della utilità della conciliazione, tanto da praticarla, costantemente, in ogni controversia ad essi affidata ma che è impensabile che una legge possa obbligare di conciliare l’inconciliabile, sanzionando il rifiuto con riflessi pesantissimi nel successivo giudizio, sottolineando, nel contempo, che uno dei principali compiti del Giudice è quello di conciliare le parti e di assolvere a questo compito fondamentale, avendo cura di approfondire fuori e prima dell’udienza i temi di causa e che, quindi, questo compito andrebbe incentivato e sostenuto anche dal Legislatore, con la previsione di norme stringenti.
D’altra parte, tutti noi sappiamo perfettamente che le (poche) volte che questo accade, quando, cioè, il Giudice indica alle parti la strada da seguire per raggiungere un accordo, si riesce, quasi sempre, a definire la controversia con la transazione.
Infine, ho dovuto rilevare, con rammarico, la totale assenza di qualsiasi iniziativa da parte della Magistratura (se non generici riferimenti ai rischi di una deriva “privatistica” della Giustizia) per contribuire al miglioramento della legge sulla mediazione e conciliazione e concludere che questa legge (come ribadito da tutti i Presidenti nei rispettivi interventi) può rivelarsi perfino una buona occasione di lavoro per gli Avvocati, a condizione che i suggerimenti contenuti nella mozione approvata dal nostra Congresso e i dati fattuali emersi nel corso dell’incontro con il Ministro, siano presi in seria considerazione per un ripensamento dell’articolato.
Il Ministro ci ha anche informati del fatto che la legge di riforma della nostra professione, sarà calendarizzata quanto prima alla Camera dei Deputati dove, ha detto, ci sarà “bagarre” a causa dell’annunciata proluvie di emendamenti provenienti, trasversalmente, dalle forze politiche.
Dunque, si preannunziano tempi non brevi.
Il Ministro ha anche accennato alla convocazione dell’Avvocatura per ragionare insieme sui progetti in corso d’opera per la smaltimento dell’arretrato delle cause civili pendenti (ad oggi, circa 5.800.000) e, infine, ha chiesto una brevissima pausa di riflessione, invitandoci ad un’altra riunione, nella quale potrà illustrare il suo pensiero e i possibili aggiustamenti della legge sulla mediazione, conseguenti alle emergenze delle quali ho riferito.
Questo è quanto è accaduto. Mi auguro che il Ministro voglia prestare ascolto ai suggerimenti dell’Avvocatura italiana e anche estendere l’invito per il prossimo incontro, alle rappresentanze dell’Avvocatura non presenti in questa occasione, perchè il dibattito sia il più completo possibile anche se, mi sembra che le cose dette da tutti i presenti abbiano rappresentato con efficacia, senza piaggeria e ragionevolmente, le istanze contenute nella mozione congressuale di Genova.”


Per quanto riguarda il nostro C.O.A. informo gli Iscritti che venerdì 14 gennaio 2011 ho depositato personalmente, presso l’Ufficio protocollo del Ministero della Giustizia, la domanda di iscrizione nel Registro dell’Organismo di mediazione costituito dal nostro Ordine (sul sito sono consultabili lo Statuto ed il Regolamento che è stato definitivamente aggiornato nella seduta ordinaria del 13/1/2011). La qualcosa mi consente di affermare con orgoglio che l’Ordine di Trani, nonostante le molteplici difficoltà compendiate nel report dell’avv. Virgintino, grazie all’intenso lavoro della Commissione interna, ha saputo di costituire l’Organismo di mediazione, aggiungendo un nuovo gravoso impegno a quelli già numerosi delegati ai C.O.A.


In data 10 gennaio ho formalizzato al Presidente del Tribunale l’istanza di assegnazione dei locali per lo svolgimento dell’attività di mediazione, ai sensi dell’art. 18 del D.Lgs. n. 28/2010. Il Presidente mi ha prontamente convocato offrendomi alcune soluzioni logistiche in corso di valutazione.


Tuttavia, secondo fonti ministeriali sembra scontato, soprattutto dopo l’incontro del Ministro con i rappresentanti dell’Avvocatura, il differimento dell’entrata in vigore della legge, la qualcosa ci consentirà di perfezionare ogni profilo organizzativo del nuovo Organismo.


Trani, 17/1/2011


Avv. Francesco Logrieco