Esame e controesame:
 ovvero “…qualcosa che non conosciamo, un istituto….deformato e riformato, un istituto che quasi quasi non c’è più.”

di Bartolomeo Morgese

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Tempo fa ero intenzionato a scrivere un post eventum strettamente collegato alla presenza del dott. Carofiglio a Molfetta, durante il periodo elettorale, ma c’è stato il fondato rischio che lo stesso Giudice-Scrittore, ed ora anche Senatore, sia pur passato da queste parti ma senza che l’evento, mea culpa, mi avesse attratto. (speriamo non legga mai questo pezzo).
 Fortunatamente sono riuscito a colmare questo vuoto il giorno 6 giugno 2008 presso il Cinema Odeon di Molfetta laddove si è discusso (eccome) grazie alla Camera Penale di Trani, (sulla scia delle altre manifestazioni dalla stessa Associazione organizzate) dell’istituto dell’esame e del controesame: relatori il dott. Carofiglio, appunto, e l’avv. Ettore Randazzo presentati, prima,  e successivamente pungolati dalle domande dell’avv. Iannone, Presidente della Camera penale di Trani ed organizzatore della manifestazione, e dall’avv. Logrieco Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trani.
 E veniamo subito alle sensazioni.
 Un evento a dir poco attraente, avvincente, anzi tangibilmente avvincente alla luce dei minuti di applausi che la platea (il cinema era stracolmo) ha riservato ai relatori, che ha interessato non solo gli avvocati…inesperti, ma anche quelli più esperti e perfino i civilisti presenti: dico subito il perché.
 L’avv. Ettore Randazzo, è, secondo me, lo stimolo concreto a proseguire nell’attività forense tanto criticata, un “passionario”, (avrebbe detto qualcuno di mia conoscenza mutuando un antico nomignolo di una “Rossa” di altri tempi), sia per quello che dice sia per come lo dice. Ti fa stare in silenzio, intento, il tempo passa senza che chi ascolta se ne renda conto, per poi riservare, come ho detto prima, anche minuti di applausi al termine della relazione.
 La relazione. “Dipende da noi un controesame senza sapere neppure come si fa, e che facciamo solo perché c’è il nostro assistito in aula insidie, una tecnica che non conosciamo” “Tra l’ignoranza e il……fai da tè” Le parole del titolo, così come queste sono dell’avv. Randazzo (spero di avere riportate fedelmente) e sono il dolersi di una realtà oggettiva laddove, ha anche aggiunto, che c’è una Costituzione scritta ma che non è nelle aule, che è tangibile una sfiducia nella legalità che ormai dilaga nella popolazione.
 Ha anche volutamente ripercorso tutti i casi, anche limite, che durante un processo possono accadere: dalla domanda suggestiva, avverso la quale c’è opposizione ma che il Giudice fa riformulare al P.M, alla impossibilità oggettiva di opporsi al Presidente quando anch’egli fa domande suggestive o al caso in cui la rinnovazione del processo suscita nel Presidente una  certa ostilità nei confronti del Collega, perché il Primo si fa garante di una “durata ragionevole del processo” sulla quale si può discutere, per terminare non potendo non dire che la nostra è una professione stupenda si, ma di non certo facile.
 Vi giuro che, per quanto mi riguarda, poche volte ho visto e sentito frasi e visi di ammirazione e d’approvazione rispetto a quanto relazionato. (se mi permettete, io per primo) pur sempre rimarcando la importanza della deontologia e del tecnicismo rispetto alle “furberie” che spesso e mal volentieri nelle aule d’udienza sono tangibili.
 Tra le altrettante cose gradevoli, ma alquanto veritiere, la marcata differenza tra cliente e assistito.
 Il dott. Carofiglio ha presentato quello che Lui osa definire, a mio avviso, riducendo di molto l’importanza dell’opera, un suo “libretto” séguito di un altro con stesso titolo: il primo, infatti è più tecnico, mentre l’ultimo, che accenna al controesame, fa riferimento alla tecnica di insinuare e introdurre nel processo quel “dubbio” che in mano ad un avvocato,…..diventa un arma necessaria e, diciamo, produttiva.
 Divertente, ma con sagacia, si potrebbe dire “parla come scrive” o alternativamente “scrive come parla” e meno male, aggiungo io, e chi ha letto i suoi libri sa a cosa mi riferisco. Non è da tutti, infatti, parlare del concetto de “la verità” che certamente non è di facile interpretazione, partendo dal presupposto che quel termine si offre a più anagrammi (nello specifico 21) tra cui, vedi caso, rivelata, e relativa termini che in un processo penale hanno un peso.
 Al termine delle relazioni, come già detto, l’avv. Iannone, non venendo meno alla sua natura di istigatore (nel senso buono del termine) ha chiesto all’avv. Randazzo qualche considerazione in merito al “sentire il cliente” prima di una testimonianza. Di certo l’avv. Randazzo, pur sapendo che è tristemente nota la circostanza che il sentire viene interpretato come preparare il teste, ha rimarcato il concetto che tale attività è sanzionata sia deontologicamente che penalmente.
 In definitiva ci si aspettava ciò che poi è effettivamente accaduto: una soglia dell’attenzione altissima, per due relatori di alto livello e per un argomento di altrettanta importanza dato il suo uso frequente.

Avv. Bartolomeo Morgese

P.S. Unico aspetto negativo, se posso, è questo: per la seconda volta in due iniziative, si è sentito parlare non certo bene di nostri Colleghi, peraltro da rappresentanti della Pubblica Accusa. Di certo non è bello che i c.d. “panni sporchi” vengano lavati e sciorinati in modo così palese.