L’Assemblea dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura,


riunita in Roma il 17 e 18 ottobre 2008, in relazione allo stato di avanzamento dei lavori di elaborazione di un nuovo ordinamento professionale forense,


esprime le seguenti valutazioni


Va salutata con favore l’iniziativa, che appare finalmente perseguita con convinzione, volta a tradurre in una nuova legge professionale le linee guida di evoluzione e di innovazione dell’ordinamento forense da tempo elaborate dall’Avvocatura ed oggetto di ricognizione da ultimo nella Conferenza di Napoli del 2005 e nel Congresso del 2005-2006.


Il testo in corso di preparazione riflette un percorso non agevole, nel quale hanno dovuto trovare composizione rappresentazioni anche sensibilmente differenti dell’avvocatura, della sua funzione e delle sue esigenze; l’Organismo Unitario ha partecipato a tali lavori con l’obiettivo di dare esecuzione, pur attraverso il contemperamento delle diverse prospettazioni, alla volontà congressuale.


In tale ottica, l’Assemblea richiama le precedenti elaborazioni e così, in particolare, il documento della Giunta del 25.9.2008, ed osserva che per alcuni aspetti possono dirsi raggiunti risultati apprezzabili, quali: (i) l’affermazione ed il presidio della specificità della professione forense, del suo rilievo anche costituzionale, del ruolo sociale dell’avvocato quale difensore, in ogni sede, dei diritti, e, così, quale attore indispensabile nell’evoluzione economica e sociale della collettività; (ii) l’attenzione alla qualità professionale e deontologica, attraverso la riformulazione dell’accesso, il rafforzamento della formazione, la disciplina delle specializzazioni, la garanzia dell’effettività dell’esercizio professionale, la riformulazione dell’accesso all’albo speciale; (iii) l’adeguamento della struttura dei consigli dell’ordine ai nuovi compiti (alla durata – triennale – in carica dei quali potrebbe equipararsi, ai fini di un più razionale funzionamento del sistema, quella del Consiglio Nazionale Forense).


Per altri aspetti le scelte finora effettuate non appaiono invece adeguate sotto i profili della modernizzazione e della competitività della professione, nonché dell’equilibrio e della tenuta del sistema.


Sotto il primo profilo va richiamato il problema dei modelli collettivi di esercizio della professione, tema sul quale anche l’AIGA ha recentemente dimostrato particolare sensibilità. Si fa particolare riferimento alle società di capitali con soci solo professionisti (e cioè con esclusione di soci di puro capitale) e con disciplina ad hoc, finalizzata a salvaguardare le specificità della professione forense e le esigenze di natura previdenziale. In un momento nel quale altre categorie assai vicine agli avvocati stanno per dotarsi di modelli flessibili e moderni di esercizio dell’attività professionale (le società intellettuali) e nel quale in altri Paesi viene fatta tale scelta nell’ambito della professione forense (addirittura ed incondivisibilmente con soci di puro capitale), si rischia di perdere l’occasione di fare scelte innovative, destinate forse al momento ad una nicchia di avvocati, ma che in un futuro anche prossimo potrebbero rappresentare una comoda ed adeguata formula organizzativa, oltre che una risposta effettiva alla strutturale eccessiva polverizzazione degli studi italiani.


Quanto al secondo profilo, va ribadita con convinzione la scelta della centralità dell’assetto istituzionale, pur nelle mutate e rinnovate funzioni che, volte all’assicurazione ed alla promozione della qualità degli avvocati, sole ne giustificano la permanenza.


L’acceso dibattito in corso su tasselli fondamentali, quali lo snodo del Congresso, la composizione e l’elezione del Consiglio Nazionale Forense, l’equilibrio complessivo del sistema, la strutturazione del procedimento disciplinare, rendono tuttavia evidente come si impongano degli ulteriori approfondimenti.


Alla condivisa scelta di riconoscere la centralità della posizione e della funzione del Consiglio Nazionale Forense (tra l’altro attraverso l’attribuzione di un’ampia facoltà regolamentare, seppur bilanciata dalla obbligatoria consultazione delle altre componenti e rappresentanze dell’avvocatura), deve infatti accompagnarsi:


a) la riaffermazione dell’autonomia e dei poteri dei consigli circondariali (tra l’altro così escludendosi la previsione di un ordine forense nazionale, della quale non si avverte la necessità e della quale non sono chiare le implicazioni, innanzi tutto proprio in termini di salvaguardia dell’autonomia degli ordini circondariali, reintroducendosi, in capo ai consigli dell’ordine, la previsione della rappresentanza istituzionale a livello circondariale ed eliminandosi quella del potere di coordinamento – in capo al Cnf – dell’attività dei consigli circondariali);
b) il rafforzamento dell’attuale ruolo e (fino all’auspicata modifica migliorativa) dello statuto del Congresso;
c) la garanzia della migliore e più effettiva rappresentatività del Consiglio Nazionale Forense (adeguando il numero dei membri alle dimensioni ed alla composizione delle singole realtà territoriali attraverso la revisione dei meccanismi elettorali).


Quanto al procedimento disciplinare, va contemperata l’esigenza di mantenimento della giustizia “domestica” con quella di trasparenza e di difendibilità del sistema.


A tale riguardo, nella sopradescritta prospettiva dell’auspicato recupero dell’equilibrio complessivo del sistema fra consiglio nazionale ed ordini circondariali, va affermata l’opportunità di una soluzione che favorisca il recupero di trasparenza e di efficienza, liberi importanti risorse che gli ordini potranno efficacemente dirottare sui loro nuovi fondamentali compiti ed appaia rispondente all’esigenza di autonomia del giudice disciplinare. Deve trattarsi di una scelta fatta nell’interesse generale al buon funzionamento della giustizia disciplinare. L’Organismo Unitario ritiene che l’argomento vada ulteriormente approfondito con spirito di sereno confronto, nella consapevolezza della delicatezza del tema e nella prospettiva di un auspicabile contemperamento delle contrapposte legittime esigenze, onde non pregiudicare la possibilità di portare a compimento il percorso in atto.


Pertanto, ciò considerato, l’Assemblea dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura,


auspica


che vengano recepite le ragioni esposte e si dia poi ulteriore corso alla consultazione delle rappresentanze dell’Avvocatura, onde pervenire ad un testo finale che rappresenti davvero la sintesi unitaria dei loro contributi.


Roma, 18 ottobre 2008