V CONFERENZA NAZIONALE DELL’AVVOCATURA
II Conferenza della Giustizia
Roma 11-13 ottobre 2007
Auditorium del Massimo
Sintesi dell’intervento conclusivo del Presidente OUA
Avv. Michelina Grillo
E’ con piacere che mi accingo a concludere i lavori di questa V° Conferenza Nazionale dell’Avvocatura, che abbiamo voluto fortemente destinare ad ospitare la II° Conferenza Nazionale della Giustizia, per adempiere nel modo migliore possibile, e certamente con grande dedizione e sforzo, al compito che la Carta Costituzionale ci affida, e che siamo fieri di svolgere quotidianamente : la difesa del cittadino e la tutela dei diritti. Difesa e tutela che necessariamente postulano l’esercizio della professione di avvocato in un sistema giustizia efficace ed efficiente, ove le garanzie siano rispettate e la giustizia amministrata quale servizio, e non già quale potere.
E’ dunque evidente che l’aver dedicato questa tre giorni intensa alla disamina spietata e completa delle numerose problematiche che quotidianamente sono di ostacolo al buon funzionamento della macchina giudiziaria, con l’intento di riaprire spazi di dialogo tra tutti gli operatori e individuare e proporre nuove vie da percorrere per restituire credibilità al sistema, si colloca perfettamente sulla linea dell’impegno per il riassetto dell’amministrazione della giustizia, che vede l’avvocatura da sempre in prima linea.
Nell’esame delle questioni sul tappeto, ed in particolare ogniqualvolta si è discusso di efficienza e rapidità dei processi, è emersa la condivisa consapevolezza che i principi costituzionali del giusto processo – traguardo ambizioso di civiltà raggiunto grazie alla tenace volontà dell’avvocatura – debbono essere integralmente e compiutamente attuati, senza che l’uno di essi (ragionevole durata) possa vedersi attribuita alcuna indebita prevalenza rispetto agli altri (giudice terzo imparziale – garanzie della difesa e del contraddittorio).
Siamo stati premiati da un esito largamente positivo, anche al di sopra delle attese. Il rilevante numero dei partecipanti con oltre 500 presenze, il numero e lo spessore dei relatori, concretizzatosi con l’intervento di 56 personalità del mondo giudiziario, dell’accademia e della politica, l’attenzione e la presenza riservataci dai media con 36 accrediti tra giornalisti della carta stampata e delle emittenti radio – televisive, danno per intero il senso e la portata dell’evento, al quale hanno inoltre partecipato tutte le componenti dell’avvocatura, istituzionali e associative.
La partecipazione e l’intervento del Ministro della Giustizia Clemente Mastella hanno rappresentato un segnale incoraggiante per la ripresa di un dialogo costruttivo, più volte auspicato dall’avvocatura, tra il governo e gli avvocati, vieppiù dopo la stagione di forti contrasti registratasi successivamente all’approvazione del c.d. Decreto Bersani, peraltro oggi letta in chiave assai diversa, per effetto dell’intervenuto riconoscimento da parte della maggioranza di governo circa la fondatezza di molte, se non tutte, le critiche che allora motivarono la protesta dell’avvocatura.
Il confronto è stato aperto anche con la società civile, ed è stato posto come nodo problematico, e punto di condivisa attenzione, la effettiva capacità di risposta del sistema alla crescente domanda di giustizia dei singoli e dei ceti produttivi del paese.
Quanto alla prima sessione di lavoro, che ha avuto ad oggetto una riflessione sulla giurisdizione, sulla sua rispondenza, all’attualità, al dettato costituzionale, sugli scenari futuri possibili per porre rimedio ad una sempre crescente domanda di giustizia che sale dai cittadini e dai ceti produttivi del Paese, cui corrisponde una assai scarsa e totalmente insufficiente capacità di risposta del sistema, può dirsi che dal dibattito è emersa in primo luogo la sottolineatura della necessità del diretto coinvolgimento, in qualsiasi ipotesi di rimodulazione della giurisdizione, degli avvocati e delle loro Istituzioni.
Dei primi sotto il profilo: (i) dell’affermazione dell’imprescindibilità della difesa tecnica obbligatoria con riserva agli iscritti agli ordini professionali (ii) e del recupero delle risorse umane, in larga parte provenienti dai ruoli dell’avvocatura, attualmente impiegate nella magistratura onoraria, che potrebbe per l’effetto essere finalmente riqualificata in termini di formazione, all’accesso e permanente, e di qualità giurisdicente.
Delle seconde nell’ottica della loro collocazione tra i corpi intermedi della società di rilievo costituzionale (art. 2) cui affidare la costituzione degli organismi giurisdizionali e di conciliazione di cui si è parlato.
E’ emerso altresì che il ventaglio di soluzioni possibili appare ampio, contemplando, oltre all’esemplificazione illustrata, e sempre nel rispetto dei principi sopra ricordati, tra le altre, l’incentivazione del ricorso a definizioni alternative (come ad esempio la giustizia arbitrale) per conflitti che, per la natura degli interessi in gioco e delle norme che li regolano, si prestino particolarmente ad esservi rimessi.
Ha indotto conforto la risposta della politica, acquisita al dibattito di questi giorni, la quale, pur nell’opportuno avvertimento di non tralasciare medio tempore il miglioramento dell’esistente, ha sostanzialmente accettato la sfida, che l’Oua ha posto, di un diverso approccio al problema della risposta di giustizia, secondo direttrici che possano anche condurre ad ipotizzare vie di definizione dei conflitti al di fuori della giurisdizione statale, purché comunque si resti nell’ambito della giurisdizione pubblica, cioè nel rispetto delle imprescindibili garanzie di tutela pubblicistica che devono rimanere a disposizione di tutti.
Particolare rilievo assume, nella prospettiva dell’approfondimento di tale navigazione, cui l’Oua e l’avvocatura si accingono nel mare nuovo sopra prospettato, con spirito di apertura a tutti i contributi e la cancellazione di ogni riserva e retroterra ideologico, la proposta di una Costituente per la Giustizia, che abbiamo da tempo avanzato e qui nuovamente riproposto con forza, quale luogo ideale nel quale potere entrare nel merito e possibilmente riversare il ragionamento in ipotesi concrete di modelli processuali e strutture giudiziarie alternative da affidare organicamente alla riforma della giurisdizione. E’ ovvio che a tale percorso costituente, se si vuole rispettare lo spirito che in questa sede ha visto tutti i soggetti interessati confrontarsi apertamente per dare il proprio contributo, non potrà e non dovrà restare estranea l’avvocatura.
Siamo oggi dinanzi ad un percorso solo iniziale, i cui esiti addirittura si ha difficoltà perfino a prefigurare, che occorre però senza timore intraprendere, con senso di responsabilità e la pretesa, si spera non presuntuosa, che l’avvocatura sia capace di farsi carico, da sé, di esplicare la sua attitudine giurisdizionale anche nel senso di immaginare e realizzare una nuova configurazione della giurisdizione medesima. Le tappe seminariali che ci condurranno sino al prossimo Congresso Nazionale Forense dell’autunno 2008 ci consentiranno di affinare il progetto e renderlo manifesto, financo, auspichiamo, nella sua articolazione normativa. Ci è di conforto e di stimolo l’apprezzamento che da più parti è venuto sul taglio e sull’approccio nuovo ai temi della giustizia contenuto nella relazione introduttiva dei lavori, e sulle proposte innovative che l’Oua in questa occasione si è fatta carico di formulare. Cercheremo, anche in questa occasione, di non deludere le aspettative, certi che mai come in questo momento difficile della vita politico-istituzionale, ci si attende dall’avvocatura la capacità di fare un balzo in avanti, con proposte capaci di restituire fiducia nel sistema, non solo ai cittadini, ma anche agli stessi operatori, che quotidianamente si dibattono tra mille difficoltà, ed ambiscono riscoprire la dignità e la valenza sociale del loro impegno.
Quanto poi alla annosa questione “risorse”, l’OUA nei suoi controrapporti periodici ha evidenziato come il Ministero della Giustizia abbia fornito in passato dati non veritieri o suggestivi per evitare la condanna dell’Italia da parte degli organismi europei. Tuttavia, anche a seguito di ciò, abbiamo preso atto che ormai ci si avvia verso una omogeneizzazione dei criteri di raccolta dei dati ed è stata qui manifestata la piena disponibilità dei competenti Uffici del Ministero ad una intensa e trasparente collaborazione con l’Oua per la disamina delle risultanze disponibili.
L’analisi che ne conseguirà potrà far comprendere quale sia l’entità e la composizione della domanda di giustizia e quali siano le effettive risorse, umane ed economiche, a
disposizione del sistema nonché le possibilità concrete di riallocarle diversamente.
Sembra invece escluso, a differenza di quanto avvenuto in Spagna, un significativo aumento nel breve periodo delle risorse destinate al comparto giustizia, sulla base della considerazione, peraltro contestata, che la quota ad esso riservata nel bilancio dello stato non sia inferiore a quella di omologhi paesi europei. Tale visione, contestata dall’avvocatura, meriterà ulteriori riflessioni ed approfondimenti nel prosieguo del percorso.
Come dimostrano le esperienze di Bolzano e di Torino, assolutamente preliminare, oltre che assai più efficace e rapidamente praticabile appare allora la riorganizzazione degli. uffici attualmente esistenti col recupero del principio di responsabilità dei dirigenti, della rendicontazione economica e sociale, con la valorizzazione motivazionale delle risorse umane, ma soprattutto attraverso la diffusione di un’ ottica di servizio e di risultato, cioè, l’esatto opposto di quella perversione del principio di autonomia secondo cui i magistrati non debbono rispondere a nessuno. Occorre maggiore trasparenza, anche nei confronti del cittadino. Strumenti quali il bilancio sociale o la carta dei servizi possono dunque, a buon diritto, trovare collocazione anche all’interno degli uffici giudiziari.
Una delle principali cause dell’attuale situazione di dissesto è stata individuata da tutti coloro che si sono con noi confrontati e hanno dibattuto il problema, nella insufficienza di formazione e di capacità dirigenziale dei capi degli uffici, cresciuti, com’è ovvio, con formazione e cultura affatto diversa da quella organizzativa e manageriale, oggi indispensabile. Si tratta di un nodo cruciale, come riconosciuto anche dalla magistratura associata, sul quale è stato ribadito l’impegno del CSM ad intervenire.
In quest’ottica di disamina a tutto campo e scevra da preconcetti e precondizioni, va detto che anche la revisione delle circoscrizioni non costituisce un tabù per gli operatori, e la si deve affrontare senza soluzioni aprioristiche e/o precostituite, partendo dall’analisi completa dei dati delle infrastrutture, di quelli su produttività e flussi in tutti i tribunali, comprese le sezioni distaccate, siano essi di dimensioni piccole e medio piccole che di dimensioni grandi e medio grandi. Il solo e arido criterio numerico, sulla base della dotazione di magistrati, è del tutto insufficiente e riduttivo.
Senza tali indispensabile passaggi, dei quali OUA e ANM si dichiararono ben consapevoli in un comunicato congiunto sottoscritto all’inizio dell’anno 2004, oramai lontano, ogni iniziativa a riguardo rischia di essere del tutto infruttuosa.
Nel momento in cui ci si accinge a ripensare l’intero ordinamento processuale, sarebbe logico progettarlo tenendo conto delle possibilità offerte dalle moderne tecnologie, giacché fenomeni come l’integrazione europea e la globalizzazione dell’economa richiedono risposte strutturali urgenti, quali per esempio regole uniformi dei rapporti commerciali all’interno del mercato unico.
Progettare il processo per consentirne la trattazione telematica comporta di per sé un’elevata standardizzazione della procedura, concentrazione dell’intervento del giudice soltanto negli snodi critici dei procedimento, limitazione delle udienze, lasciando il resto al contraddittorio tra le parti.
Un rinnovato modello processuale civile per il giudizio ordinario di cognizione, che riconducesse a sostanziale unità l’enorme numero di riti esistenti, del tutto irrazionale ed ingestibile, potrebbe allora ispirarsi al progetto Vaccarella, disgraziatamente abbandonato nella scorsa legislatura, ed anche al rito societario, sia pure con alcune significative semplificazioni, massimamente con riferimento ai processi con pluralità di parti. Proprio per queste ragioni il progetto Vaccarella ed il rito societario vennero fortemente sostenuti dall’avvocatura.
Un’avvocatura consapevole, e protesa verso il conseguimento di elevati standards di professionalità e qualità, non può lasciarsi sfuggire l’opportunità preziosa, che tali riti offrono, di riappropriarsi del proprio ruolo e della propria funzione nel processo, perseguendo, al contempo, un raggiungibile obiettivo di maggiore celerità.
Dal dibattito avvenuto nel corso della tavola rotonda relativa alla Terza sessione della “Seconda Conferenza Nazionale sulla Giustizia” sul tema delle professioni di giustizia sono emerse alcune interessanti riflessioni che si inseriscono ed implementano il lavoro preparatorio presentato dall’ OUA all’inizio dei lavori. Le considerazioni svolte nella scheda iniziale sono infatti state sostanzialmente condivise da tutti i relatori.
Tutte le componenti interessate alla giurisdizione (magistrati togati ed onorari; avvocati; dirigenti di cancelleria) hanno confermato di ritenere proficuo operare congiuntamente al fine di dotare il sistema della giustizia di professionalità preparate, informate e motivate, che dialoghino e collaborino fattivamente tra loro per una migliore resa del servizio.
In particolare vanno opportunamente chiariti tra magistrati e dirigenti di giustizia i ruoli funzionali e di gestione.
Va posta al centro del sistema giudiziario la figura del dirigente dell’Ufficio, non più un magistrato primo nella graduatoria della anzianità non demeritata, ma un vero manager, motivato, disposto a far proprie moderne tecniche di gestione delle risorse umane, pronto a cambiare, a motivare a sua volta il suo personale, a coinvolgerlo su obiettivi di eccellenza, a gratificarlo in presenza del merito.
A questo dirigente vanno dati poteri e va imposta la responsabilità.
Dunque non ci si deve più limitare a lamentarsi per la mancanza di risorse, ma estendere esempi di prassi virtuose che si sono miracolosamente affermate proprio grazie a tecniche di ottimale organizzazione delle risorse e a intese tra operatori della giurisdizione , giudici, avvocati e personale amministrativo per una nuova visione della giustizia senza rilevante incremento di costi.
Nessun soggetto ha la possibilità, da solo, di migliorare lo stato delle cose e solo le sinergie provenienti da tutti gli operatori di giustizia e la collaborazione e non l’antagonismo tra tutti i soggetti possono condurre a utili risultati ed è apparso chiaro che la attuale crisi della giustizia non è solo, né soprattutto, “un problema di soldi”, ma anche e prevalentemente “un problema di teste”, attive, capaci e responsabili.
Per quanto, dunque, riguarda la Magistratura anche gli esponenti che ne sono espressione hanno, nel corso del dibattito, auspicato che, anche in forza delle modifiche introdotte nella riforma dell’Ordinamento Giudiziario, il conferimento delle funzioni direttive non sia legato alla anzianità, ma alla verifica delle effettive attitudini e che il ruolo del CSM in questo ambito sia strettamente legato alla concreta verifica delle potenzialità direttive.
Per quanto riguarda la Avvocatura si è respinto ogni tentativo di interventi a patchwork sull’ordinamento professionale, e si è insistito nel richiedere alla politica l’approvazione della riforma organica già condivisa ampiamente all’interno della categoria, con un nuovo procedimento di accesso, con la disciplina della formazione permanente, dell’aggiornamento, della specializzazione, con la riforma strutturale e funzionale degli ordini e della materia disciplinare, con una disciplina nuova delle tariffe, della informazione alla clientela e delle società professionali che eviti le storture e gli effetti indesiderati prodotti, non solo in danno degli avvocati, ma anche in danno dei cittadini, dalla legge Bersani.
Sia per avvocati che per magistrati è necessario che si ricerchi la effettività della deontologia, attraverso la celerità del procedimento e la effettività della sanzione, obiettivi entrambi ben lontani dall’essere raggiunti per entrambe le categorie.
Per entrambe le categorie si è riaffermata la esigenza di un procedimento disciplinare efficiente ed effettivo, scevro da condizionamenti ambientali e modellato nell’ambito di un giusto processo. Importante, anche qui, la trasparenza del procedimento, pur nel rispetto delle dovute regole di riservatezza, per consentirne l’apprezzamento esterno.
Infine la figura del Magistrato onorario deve essere riconsiderata, così come il fenomeno della magistratura onoraria nel suo complesso. Essa, oggi debordante rispetto al dettato costituzionale, deve venire ricondotta in un corretto alveo e trovare riconoscimento all’interno di una giurisdizione esclusiva, con piena dignità e ruolo non subalterno, con forme di reclutamento rigorose e di qualità, precise incompatibilità, controlli effettivi di produttività e di qualità, e in sostanza garanzie di professionalità, autonomia ed indipendenza.
Le luci della Conferenza stanno per spegnersi, ed il ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno reso possibili queste tre giornate di lavoro è d’obbligo. In particolare desidero ringraziare sentitamente il Presidente della Repubblica e i Presidenti di Camera e Senato, per il patronato dell’evento e per i loro significativi indirizzi di saluto, ricchi di contenuti e di incoraggiamento per l’attività profusa dall’O.U.A.
Ringrazio poi per l’attenzione ai problemi posti dall’OUA, tutti i rappresentanti del mondo politico, delle istituzioni e le componenti dell’avvocatura e della magistratura che sono intervenuti ed in particolare: il Ministro di Giustizia e i numerosi dirigenti e funzionari del Ministero; il Vice presidente e i Consiglieri del C.S.M.; il Presidente del C.N.F. e i numerosi Consiglieri; il Presidente, i Consiglieri ed il Comitato dei delegati della Cassa Forense; il Presidente dell’A.N.M. e tutte le componenti della Magistratura Associata; il Sindaco del Comune di Roma ed il suo rappresentante, assessore Touadi.
Ringrazio gli sponsor, che ci hanno consentito di accogliere i nostri ospiti al meglio e di invitare gratuitamente ai lavori di questa Conferenza cento giovani e meritevoli avvocati, che così hanno avuto la possibilità di avvicinarsi alla trattazione sotto un angolo visuale diverso da quello dell’esercizio quotidiano della professione dei problemi del settore giustizia e della tutela dei diritti.
Ringrazio la Garden Travel e il gruppo di giovani professionisti che ha realizzato l’allestimento, ha curato la regia, le luci, i suoni, ha fermato in immagini fotografiche assai suggestive i momenti importanti e significativi della Conferenza.
Abbiamo deciso di investire sui giovani, e posso dire che la nostra fiducia è stata ben meritata.
Ringrazio l’Assemblea dell’OUA, ogni singolo delegato che ha collaborato al lavoro delle Commissioni che ha prodotto le elaborazioni qui presentate e discusse, e così la Giunta, gli amici che si sono improvvisati anchor-men o anchor-woman per gestire, con una professionalità insospettata, le tavole rotonde attraverso le quali si è snodato il fil rouge della nostra riflessione sul sistema.
Si chiude dunque il sipario, ma un rinnovato impegno è già di fronte a noi; la Conferenza infatti non è stata che il momento della “posa della prima pietra” in un cantiere delle idee dove abbiamo in costruzione un più ambizioso “progetto Giustizia”. Le fasi successive, che si articoleranno in sessioni tematiche di approfondimento, ci attendono a Matera (14-15 dicembre 2007), a Caltagirone (22-23 febbraio 2008), a Lucca (18-19 aprile 2008) ed a Bassano del Grappa (13-14 giugno 2008) per poi concludersi al Congresso Nazionale dell’Avvocatura che si svolgerà a Bologna verosimilmente dall’6 al 10 novembre 2008.
L’invito è a Voi tutti per accompagnarci in questo ambizioso percorso, con il calore del Vostro sostegno e il contributo delle Vostre elaborazioni.
Arrivederci quindi a presto.