UN AVVOCATO DEVE LOTTARE TUTTA LA VITA CONTRO….2ªPARTE

di Bartolomeo Morgese

Ho scoperto, non certo per puro caso, che nel numero 1/93 della  rivista dell’Ordine Forense di Bologna (nella specie “Bologna Forense”) un collega, tale Guido Delvecchio, ebbe a riportare una sorta di “decalogo” così intitolato: “UN AVVOCATO DEVE LOTTARE TUTTA LA VITA CONTRO….”. Scorrevano, così, una serie di personalità più o meno connesse con la c.d. vita forense contro i quali un avvocato, appunto, quotidianamente e per tutta la vita doveva lottare, per….vivere e sopravvivere. Si parte dal legislatore per giungere ai lunghi tempi della giustizia passando dal fisco e così via.
Orbene, nella presunzione che dal 1993 ad oggi, nessun altro si sia posto nella condizione di rivisitare il suesposto decalogo, il sottoscritto si permetterebbe (è da apprezzare il condizionale) di evidenziare se e cosa potesse essere cambiato da allora ad oggi.
Faccio una premessa. Ciò che mi ha lasciato, diciamo così, perplesso allorquando ho dato uno sguardo a quelle riflessioni, non è tanto la considerazione che un avvocato deve lottare (dovrebbe essere nell’animus della professione), quanto che deve farlo per tutta la vita. Insomma quando al punto 5 o 6, non ricordo bene (diciamo che l’ho volutamente dimenticato) c’è scritto che tra gli antagonisti, oltre a quelli di….diritto, ci sono anche e perfino i “…coniugi /o le amanti che gli rimproverano (all’avvocato) di non farsi mai pagare abbastanza” sfido chiunque a dire “non c’è problema sai; sono abituato… perchè è nell’animus della mia professione”. Cioè uno và in udienza, o và in studio, comunque in entrambi i casi non và certamente a zonzo, o per pub, lotta, appunto e comunque, per farsi pagare poi torna a casa e finalmente nell’armonia dell’ambito familiare, trova la moglie o fidanzata (o amante vabbè) e si deve sentir dire anche “caro (il “caro” non si nega a nessuno) non ti sei fatto pagare abbastanza!!!!”. Finiamola qua: è meglio.
Ed allora quest’articolo potrebbe già terminare. Perché? La risposta è semplice: perché nulla è cambiato da allora ad oggi. Almeno così mi sento di affermare, forse con il beneficio del dubbio (che però allo stato non mi sento di avere).
Se qualcuno vuole smentirmi faccia pure, anzi ne sarei felice, ma a scanso di equivoci, riporto alcuni dei punti: trovate le relative differenze (come il gioco di enigmistica ma questo è sicuramente……..più difficile).
Escluso quello dei coniugi (e lascio stare le amanti per ovvi motivi), tra gli altri soggetti indicati c’era, ad esempio “Contro il tempo per non perdere i termini del processo”, “Contro lo spazio per poter essere alla stessa ora presso i Giudici diversi e in luoghi diversi”, “ Contro i colleghi” e fino qui, diciamo, che tutto va bene, trattasi infatti, di circostanze che augurano al collega che legge, di avere non solo tante pratiche, ma perfino in luoghi diversi, che non è cosa da poco specie di questi tempi.
Non lasciando passare indenne alcuno, l’avv. Delvecchio se l’è presa anche con i Giudici: ha voluto concentrarsi solo sui tempi lunghi dei rinvii e basta. Ha lasciato stare, opportunamente, sentenze o ordinanze, ma come mi hanno insegnato, il diritto offre i mezzi giusti per far sì che tali decisioni vengano e possano essere modificati (secondo il principio “le sentenze non si commentano: si appellano”). Rimane il fatto che pure su questo punto ci sarebbe poco e nulla da rettificare.
Ma poi si entra in quella sfera che pur ci riguarda, anche se attiene più ad un’attività prettamente da collaboratore: le cancellerie.
È scritto “Contro i cancellieri che qualsiasi cosa un avvocato chieda loro, rispondono sempre che dovrà ritornare fra qualche giorno” che dire? Che alle volte succede che ti dicano “fra un….….mese”, ma a parziale difesa degli stessi cancellieri, si può certamente affermare che non sempre, anzi quasi mai, questi possono essere ritenuti responsabili di eventuali e forzate proroghe.
Ed ancora “Contro la morte”, e con chi te la prendi??? È sicuramente una questione, diciamo così, personale.
“Contro il fisco” (ma questa è colpa del Governo attuale o quello precedente o quello che…adda venì).
Ed allora queste diversità? Non le avete trovate!. 1993-2007 cosa è cambiato? Ma non c’è problema: non c’e una soluzione al gioco della competizione nella vita professionale di un avvocato, ma ci sono solo delle certezze e queste sono, purtroppo o per fortuna, tutte quelle che l’avv. Delvecchio ha voluto riportare per richiamarcele alla memoria.
Certo non può essere definito un aiuto psicologico specie per un giovane collega, ma nonostante tutto, al termine, e dopo lo sconforto iniziale che colpisce inevitabilmente chi, ad esempio, è agli inizi e intraprende la professione forense e s’imbatte nella lettura del decalogo, l’avv. Delvecchio, conclude con una frase, a mio parere semplice ma efficace oltre che elegante, che riporto integralmente:
“Contro se stesso, infine, per convincersi che, nonostante tutto, la sua è una professione per la quale vale ancora la pena di lottare”; quale sacrosanta verità.
(è questo un articolo che avevo in animo di scrivere da quando ho letto ciò che poi riporto commentandolo. Ovviamente per questo ringrazio l’avv. Giudo Delvecchio del foro di Bologna)

 

Bartolomeo Morgese