Scene di vita (professionale) vissuta
(con inevitabile annotazione critica)


Non ho molta esperienza professionale, ma succede che per qualche recondito motivo, il 13-14-15 ecc.. luglio (comunque nel periodo più soleggiato dell’anno: specie di quest’anno) viene fissata un udienza per le sole precisazioni delle conclusioni o per la “riserva sui mezzi istruttori” o, peggio, per la sola lettura del dispositivo per un ricorso amministrativo al codice della strada, insomma tutte udienze per le quali è legittimo chiedere……..ad un collega di sostituirti.
Accade effettivamente tu chiedi al collega di sostituirti ma accade raramente che si trovi la disponibilità (ma questo è un mero inciso, centra poco con il contenuto dell’articolo).
Si verifica, quindi, di conseguenza, che ti tocca di essere presente in udienza ed allora la sera prima ti affatichi a chiamare il collega di Controparte per mettersi d’accordo: “vediamoci sul presto: prima arriviamo prima andiamo via” data la natura dell’udienza. E così il giorno dell’udienza 35/40º all’ombra ti metti in macchina, aria condizionata obbligatoria (non può dirsi lo stesso per la cintura: troppo caldo) e vai ovviamente nella Sezione del  Tribunale o del Giudice di Pace più…..lontana dal tuo Studio.
Giunti sul posto (…. “ci siamo recati presso il luogo identificato e, accertati della presenza di ecc”.….così avrebbero detto i C.C), invece, avviene che inevitabilmente il Collega di controparte arriva con qualche minuto di ritardo; “poco male (pensi) l’importante è che ci si sbrighi”.
Dimenticavo di precisare che con il camminar delle ore, il sole s’alza e conseguentemente il caldo aumenta, ma tu resisti. Finisci di verbalizzare e depositi sotto una pila di altri fascicoli e pensi ancora “poco male (e due) non è moltissimo”.
E qui accade l’inaspettato. Ti fai due conti ed inizia il via vai inevitabile di altri colleghi che frequentano le aule e così la pila aumenta. Dopo poco, però, ti ri-avvicini e ti rendi conto di una circostanza dubbia: il fascicolo tuo si trova in una posizione che non era quella iniziale, ma leggermente più al di sotto rispetto alla pila dei fascicoli. Ed allora ti chiedi: “sarà possibile che qualcuno….” Neppure attendi il terminar del pensiero tuo (Dante scusami!!), che in quel momento ti assale la mente, ed hai la certezza matematica che quanto hai ritenuto potesse avvenire, in realtà è avvenuto: fascicolo spostato.
E no, questo no. Non potendo fare altro ti poni come punto di riferimento quello che si trova esattamente sopra quello tuo, quello con l’elastico verde (data la durata dei giudizi, ce ne sono molti con…l’elastico verde) comunque quello è. I primi due-tre fascicoli passano poi, improvvisamente ecco apparire, da lontano, un gruppo di due-tre avvocati, tutti di una certa età (professionale e, quindi, anagrafica)  che con un andamento lento ma preoccupante, per te,  si avvicinano con proprio fascicolo d’ufficio allo scranno del Giudice e li…..ti passano avanti. Ma chi, ma come, soprattutto ma…perché? “Ma è solo per una domanda” ti viene risposto, e una domanda ora, un’altra poi, sta di fatto il “vediamoci sul presto” si fa a farsi benedire, e si arriva inevitabilmente alle 12,00-13,00 sempre sotto il sole cocente dell’estate piena, mentre altri si sollazzano al mare ecc….
Orbene, da questa fredda (e non è una battuta) cronaca di una fatto realmente accaduto, al sottoscritto e non solo, la inevitabile annotazione critica nascerebbe spontanea (direbbe qualcuno), ma siccome a qualcun altro probabilmente non viene spontanea, mi corre l’obbligo di precisare quanto segue.
Preciso che non è una “oratio pro domo…giovani colleghi” e contro qualcuno, ma si sa che immediatamente dopo l’iscrizione nel Registro dei Praticanti, tutti (e dico tutti, dal dominus al Consiglio dell’Ordine, alle associazioni di categoria, a….…tuo padre e tua madre) insistono a che la tua professione sia fondata, oltre che sulla professionalità, anche sulla correttezza, sulla buona educazione con i colleghi e non solo: in una sola parola sulla deontologia.
Non c’è chi non veda come il fatto accaduto rientri in quest’ultima circostanza. Parliamoci chiaro: la deontologia non si ferma a quello scritto nel nostro codice (deontologico, appunto), ma va oltre: nel corso di una normale udienza, anche il racconto testè riportato, viola completamente le regole della buona educazione e quindi della correttezza tra i colleghi e quindi della deontologia anche professionale.
E non venitemi a dire che, per chi legge, non vi è mai capitato una tale situazione.
Spesso, allorquando ho sollevato il problema, limitandomi a parlare della fattispecie con qualche altro Collega, non nascondo che mi è stato riferito “ma c’è anche un Giudice che regge le regole dell’udienza; non bisogna dare tutta la colpa agli avvocati”: in tutta onestà non sono per niente d’accordo. O meglio ci sarebbe da fare i c.d. distinguo.
È ovvio che la correttezza, non si può fermare a questo caso, però è quello che più di tutto mi fa….…..pensare (ad usare un termine consono)  come spesso per un motivo o per l’altro, si tenda a soffermare l’attenzione sull’attuazione o meno delle regole deontologiche, solo sui giovani colleghi (anche perché mi sento ancora di farne parte). Mi chiedo e vi chiedo, quanti giovani colleghi hanno provato il “sorpasso” o altre operazioni senza rischiare di essere quasi linciati? (è un’esagerazione?)
Spero, a parte la sua pubblicazione, che questo articolo (forse è una parola grossa) comporti degli spunti di riflessione che portino anche a discussioni pubbliche (qualora ve ne fossero) e che si smettesse una volta per tutte, di soffermarsi a additare quali unici violatori della deontologia i giovani avvocati, ed, invece quali unici sostenitori delle regole, i più anziani (professionalmente sia chiaro).


Avv. Bartolomeo Morgese.


P.S non se la prendano i Giudici che si imbattono in questo scritto. (spero pochi, non si sà mai). È chiaro che non è facile neppure per loro dirigere udienze con 40 (quando va bene) fascicoli, specie in un determinato periodo dell’anno e lo sappiamo bene che un udienza è uguale ad un’altra indipendentemente dal provvedimento. Ma questa è un’altra storia.