Il Presidente


Prot. n. 645/06


Ill.mi Signori
Prof. Francesco COSSIGA
Dott. Oscar Luigi SCALFARO
Dott. Carlo Azeglio CIAMPI
Dott. Giulio ANDREOTTI
Dott. Emilio COLOMBO 
Dott.ssa Rita LEVI – MONTALCINI
Dott. Sergio PININFARINA
Senatori a vita


Palazzo Madama


ROMA 24 Luglio 2006


Onorevoli Senatori,


Vi sono certamente note le censure mosse dall’avvocatura avverso talune disposizioni del D.L. 223/06, meglio noto come Decreto Bersani, in tema di liberalizzazioni, così come le elaborazioni dell’Avvocatura in tema di riforma delle professioni e dell’Ordinamento Professionale Forense, che coniugano doverosi spunti di indispensabile ammodernamento, anche nella prospettiva europea, all’altrettanto doveroso mantenimento dei caratteri qualificanti la professione e al rispetto di principi cardine, dettati a tutela del cittadino cliente.


Purtroppo il procedere da parte del Governo con l’inserimento nel richiamato provvedimento di disposizioni che largamente incidono sull’assetto della professioni, del tutto avulsi da un auspicato contesto organico e contraddittori rispetto ai fini che si dichiara di voler perseguire, ha determinato la ferma reazione di protesta dell’avvocatura italiana, e la proclamazione da parte dell’Organismo Unitario di una astensione senza precedenti, tuttora in corso, senza che da parte del Ministro Bersani sia giunto alcun cenno di disponibilità, se non al dialogo, quantomeno all’ascolto.


La categoria forense non è certo contraria (ci mancherebbe altro!) ad agevolare l’accesso dei cittadini al “Sistema giustizia” ed è anzi, da anni e quindi da tempi non sospetti, paladina del necessario miglioramento, sia in termini di qualità che di efficienza, del sistema medesimo. Un tale obiettivo impone il concorso di tutti i soggetti della giurisdizione, ma anche e soprattutto la razionalizzazione ragionata dell’impiego delle risorse disponibili ed il ricorso a risorse ulteriori. I nostri reiterati inviti al riguardo sono però, allo stato, ancora disattesi.


Nella medesima ottica, l’Avvocatura, ha rappresentato, da decenni, la necessità di una riforma sostanziale dell’Ordinamento forense ed ha rassegnato al riguardo le proprie articolate proposte. Anche su questo fronte, però, le sue istanze sono rimaste inascoltate.


Ora l’avvocatura ha preso atto dell’entrata in vigore improvvisa, inattesa e con l’illegittimo ricorso alla decretazione di urgenza, di norme che minano alla radice i valori etici e professionali che la debbono, a nostro avviso, caratterizzare.


Allora la domanda che si impone è essenzialmente una: a quale Avvocatura l’esecutivo ha inteso riferirsi?  A quella chiamata a svolgere la funzione di garantire ad ogni cittadino il diritto di difendersi ed il diritto di pretendere la tutela delle proprie legittime aspettative, ovvero ad una avvocatura commerciale, che compete, con libertà di informare capziosamente l’utente, e che divenga compartecipe, oltreché strumento, delle azioni del proprio ex assistito, ora socio?


La categoria forense ha ragione di credere, norme alla mano, che il disegno riformatore sia quest’ultimo.


Essa, perciò, ha inteso denunciare con fermezza e vigore la propria contrarietà verso un futuro che nega alla Giustizia, attraverso le vie della Giurisdizione, il ruolo equilibratore e di garanzia della libera convivenza e del reciproco rispetto, che le è proprio.


La richiesta che mi permetto di sottoporre alla Vostra attenzione è motivata non soltanto dai molteplici rilievi sul merito del provvedimento, cui l’attività emendativa non ha fornito soluzione, ma anche e principalmente dalla rilevata incostituzionalità del Decreto, in particolar modo nelle parti in cui incide sulla disciplina delle professioni e della professione forense in particolare, a tacere dal palese difetto dei requisiti di necessità e di urgenza, presupposto indefettibile della decretazione.


Riteniamo poi che il procedere mediante decretazione d’urgenza, vieppiù in difetto delle condizioni affinché tale via sia legittimamente percorsa, e la successiva richiesta di voto di fiducia – che si profila – sia manifestazione di una logica antiparlamentare che l’Avvocatura Italiana ha sempre censurato, e a cui confidava che l’attuale Governo, in conformità ai propositi preelettorali e alle condotte assunte nella precedente legislatura, non avrebbe inteso far ricorso.


L’Avvocatura quindi, mio tramite, fa appello a Voi e alla Vostra sensibilità istituzionale, affinché valutiate la possibilità di astenervi dal voto sul D.L. 223/06, che sarà discusso in aula nelle giornate di lunedì 24 e martedì 25 prossimi.


Mi permetto di allegare alla presente, per Vostra opportuna e doverosa conoscenza, non solo il testo delle note critiche redatte dall’OUA sul D.L. 223/06 e consegnate alle forze politiche, ma anche il testo di un parere reso dall’autorevole costituzionalista prof. avv. Massimo Luciani, che attesta la fondatezza delle eccezioni che abbiamo ritenuto di svolgere sin dalla prima lettura del provvedimento qui in discussione.


Gli Avvocati Italiani da lunghi anni, e inutilmente, chiedono una moderna riforma ordinamentale, che collochi adeguatamente la professione e coloro che la esercitano, nel contesto del mercato nazionale e sovranazionale, ma non possono accettare – proprio per il rispetto dovuto alla funzione di tutela dei diritti del cittadino che è loro costituzionalmente affidata – che tale riforma avvenga non già in un organico ed armonico contesto, bensì a mezzo di interventi “spot”, prevalentemente rivolti a captare l’astensione e la benevolenza di un’opinione pubblica largamente disinformata e non già a raggiungere nei fatti gli obiettivi vantati.


Sono certa che non vi sfuggirà la rilevanza della questione, per gli effetti dirompenti in danno del cittadino che vi sono connessi, e, confidando nell’accoglimento della richiesta che ho ardito formularVi, resto a Vostra disposizione per fornirVi, anche personalmente, ogni opportuno ulteriore chiarimento.


Con i sensi della mia profonda stima.


Michelina Grillo


Allegati:
1) note critiche al D.L. 223/06;
2) parere prof. avv. Massimo Luciani;
3) manifesto della protesta.