Roma, 19 luglio 2006


Con una lettera indirizzata a tutti i capigruppo al Senato il Consiglio Nazionale Forense ha rappresentato alle forze politiche l’esigenza che la professione di avvocato abbia una propria, organica, autonoma disciplina, che affronti in modo sistematico tutte le questioni dell’ammodernamento della professione, a partire dall’accesso e dal dovere di aggiornamento permanente in capo agli iscritti. Non è un modo surrettizio per eludere le ragioni che sono ritenute alla base del d.l.n. 223 del 2006. Tuttavia tali ragioni, di qualsiasi tenore esse siano, non possono essere declinate senza una previa consultazione delle categorie interessate, e senza una analisi approfondita di tutti gli aspetti giuridici ed economici che ad esse sono connesse.


Questioni come il sistema tariffario, la pubblicità commerciale, il patto di quota lite, le società interprofessionali possono trovare una ragionevole regolamentazione in una sede organica, che tenga conto dei diversi tipi di attività che l’avvocato compie, distinguendo, ove necessario, il patrocinio in giudizio, funzione di rilievo costituzionale, coessenziale all’amministrazione della giustizia, dalle attività ed. di consulenza ed assistenza stragiudiziale.


L’Avvocatura terrà a settembre un importante congresso che avrà ad oggetto proprio l’esigenza di rinnovamento della legge professionale, risalente al 1933, e modificata in più occasioni, ma solo parzialinente.


li processo di revisione di questa disciplina ha preso l’avvio dal testo presentato dal CNF al Congresso di Paierino dei 2003, è proseguito con l’apprezzamento delle proposte dell’on. Vietti, con la discussione dell’emendamento del sen. Castelli, ed ora dovrebbe riprendere tenendo conto dei risuitati già acquisiti. La richiesta di regolamentazione organica non dleve essere accolta né essere preseniata al pubblico come un tentativo di elusione e di rinvio sine die della questione dell’ammodernamento della professione, da tutti gli avvocati avvertita come esigenza prioritaria ed impellente. Perché di revisione organica si deve trattare, e non di una rivoluzione che introduce, in modo repentino, unilaterale, autoritativo, e penalizzante, regole che non sono in linea con i principi sui quali si fondano l’indipendenza e l’autonomia dell’avvocato, la sua correttezza e la sua qualificazione professionale.


Gli effetti che ne possono derivare sull’amministrazione della giustizia, sull’apporto dell’Avvocatura a sostenere – a titolo onorario – i pesi di una crisi che l’Avvocatura vorrebbe contribuire a risolvere, sul divario di trattamento tra i clienti, sull’esercizio di una forza contrattuale che potrebbe pervenire anche alla privazione del cliente dei risultati positivi della causa, sono nefasti e irreversibilì. 1 benefici economici che se ne vorrebbero trarre (peraltro solo ideologicarnente enunciati ma mai concretamente e analiticamente dimostrati) sarebbero comunque inferiori rispetto ai costi diffusi non solo sulla categoria forense ma sull’intera collettività.


Negli ultimi giomi dell’iter parlamentare del d.l. in esarne il CNF ha registrato con favore le posizioni espresse da alcuni parlamentari della maggioranza e dell’opposìzione, e, soprattutto i parerì delle Commissioni giustìzia e industria del Senato, a cui hanno contribuito, consapevoli degli effetti nocivi prodotti dal d.l., esponenti di tutti i partiti.


E’ per difendere questi valori che gli Avvocati italiani, sostenuti nelle loro richieste dall”Avvocatura francese e dal CCBE, si sono dati appuntamento per una manifestazione corale e civile a Roma, venerdì prossimo, nutrendo fiducia in quanti possono incidere su una soluzione che non privi di dignità l’Avvocalura e consenta all’Avvocatura di rendere al Paese un servizio corretto, competente, qualificaio, a garanzia dei diritti e olegli interessi di tutti i cittadini.