Il 27 e 28 maggio si è tenuto presso il Monastero di Colonna in Trani il Convegno sul tema La mediazione familiare: dal rigore metodologico all’arte del sentire”, coorganizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trani, dall’Associazione Avvocati di Trani, e dal Comitato Avvocati per la Mediazione familiare di Bari di recente creazione.

Scopo della lodevole iniziativa è stato portare ad una conoscenza più approfondita degli operatori del diritto e non solo, la cultura e la pratica della mediazione familiare, strumento dall’importante valenza sociale e giuridica ma tuttora oggetto di equivoci e polemiche.

I competenti e qualificati relatori, tutti contraddistinti da una specifica e comprovata esperienza nel settore, oltre che da una raffinata ma comprensibile dialettica, hanno illustrato sapientemente, con interventi chiari, esaurienti e temporalmente ben equilibrati, il quadro giuridico, il panorama sociologico e la sfera di applicabilità di questo strumento ancora poco conosciuto ma dalla vasta e crescente utilità, catalizzando, per l’intera durata di entrambe le giornate di studio, l’attenzione del gremito uditorio e accendendo un dibattito quanto mai vivace e partecipato.

Nell’attuale contesto sociale in cui si assiste alla progressiva erosione del matrimonio e alla disgregazione del sistema famiglia e, dunque, alla proliferazione di separazioni e divorzi, nonché alla precarietà dei rapporti di coppia in nome di una felicità sempre più individuale e alla diffusione delle famiglie cd. “unipersonali”, la mediazione si colloca, assieme all’arbitrato e alla conciliazione, quale strumento alternativo all’autorità giudiziaria diretto al reperimento di una soluzione efficace e concordata da parte dei componenti di una coppia e sollecitata da un terzo soggetto neutrale detto “mediatore”, al fine di gestire i disordini della famiglia nella delicata e traumatica fase della separazione, tenendo soprattutto conto delle esigenze e della educazione dei figli.

Sostanzialmente, si tratta di una strategia di “problem solving” , una sorta di negotium che trae origine dalla tragicità delle separazioni per porre fine ai conflitti da esse derivanti e lasciare il campo ad un accordo duraturo e intimamente condiviso, frutto di un’intensa e spesso faticosa opera di comunicazione svolta da esperti dell’area universitaria, sociale, psicologica e giuridica all’uopo preposti e formati .

La coppia, dando vita nella “stanza di mediazione” ad un ascolto empatico dei propri sentimenti ed emozioni, diviene protagonista assoluta delle decisioni riguardanti la famiglia, processo facilitato dalla figura del mediatore che conduce i genitori a focalizzare l’attenzione sulla esclusiva tutela della prole, restituendo, così, loro quello spirito di corresponsabilità genitoriale che spesso si perde di vista durante i conflitti di lotta e potere caratterizzanti le separazioni.

In tal senso, il mediatore assolve alle funzioni di terapeuta, esperto comunicatore, pedagogo.

Si passa, pertanto, da una fase di comunicazioni di guerra tra i componenti della coppia ad una fase di bilanciamento e fattiva collaborazione tra i medesimi, diretta alla tutela dei figli.

Quello “mediterraneo”, che parte dal modello della scuola francese e si contrappone a quello pragmatico americano, si configura quale specificazione meridionale e più propriamente barese del modello umanistico di mediazione, teso alla ricerca della qualità umana che deve unire mediati e mediatore.

Com’è stato più volte puntualizzato e ribadito dai relatori, anche nel corso del dibattito, la figura del mediatore familiare, anche nella fase di genesi storica, non ha mai inteso “spodestare” l’avvocato o il giudice dal proprio ruolo di operatori e tecnici del diritto all’interno di tali realtà conflittuali, né, tantomeno, interferire nel loro lavoro, ma si collega all’esigenza di accostare agli stessi, quale ausilio e strumento deflattivo dell’attività, un terzo soggetto, vocato a penetrare più a fondo nella sfera emotiva della coppia per il perseguimento, da parte dei medesimi, di un patto di solidarietà e reciproca collaborazione nell’esclusivo interesse dei figli. Di qui l’ulteriore interessante approfondimento sul giusto approccio mentale dell’operatore e dei mediati per comprendere appieno e avvalersi in modo vincente di tale strumento di risoluzione dei conflitti di coppia.

Gli interventi programmati di avvocati e magistrati, nella seconda giornata dei lavori, hanno ancor più delineato e chiarito, sotto i molteplici profili d’interesse, la diversità dei rispettivi ruoli nei confronti del mediatore familiare.


La breve simulazione scenica finale ha, con un accorgimento di originale ed immediato impatto emotivo, evidenziato il momento più traumatico e lacerante del conflitto di una coppia che si “contende” il figlioletto nel momento della separazione e, dando voce, infine, alle dichiarazioni di alcuni mediati, ha raccontato il travaglio dell’approccio e del percorso di mediazione e l’appagante gratificazione per mediati e mediatore in caso di suo esito positivo.


In conclusione, una problematica di estrema attualità già ben delineata ed approfondita in questo Convegno, ma suscettibile di ulteriori riflessioni per l’ampiezza delle tematiche e dei profili ad essa connessi


-avv. Mariagrazia Logoluso-