Comunicato stampa


Riforme disperse, avvocati nel mirino


Michelina Grillo, presidente Oua: «Il progetto di legge sulla conciliazione stragiudiziale e quel che resta delle norme contenute nel decreto competitività sono segnate dalla sfiducia nei confronti degli avvocati e dei professionisti in genere. Un atteggiamento superficiale che non si adatta ad una classe dirigente degna di questo nome. Chiediamo a tutte le forze politiche di fare chiarezza e rivendichiamo il ruolo delle professioni intellettuali per la crescita economica del Paese e per al tutela dei diritti dei cittadini»


Il Presidente OUA, Michelina Grillo, interviene su alcuni provvedimenti in corso d’esame  parlamentare:



  • il nuovo testo della proposta di legge per la promozione della conciliazione, elaborato in sede  referente dalla commissione Giustizia della Camera, nel quale  viene indicato l’obbligo per l’avvocato di rappresentare al cliente le possibilità conciliative.

  • gli emendamenti al decreto compettiività, approvati nei giorni scorsi dalla commissione bilancio del Senato, che di fatto ampliano al di fuori di ogni limite sin qui discusso e tracciato con le rappresentanze delle professioni l’esercizio dell’attività da parte delle professioni cosiddette non regolamentate.

«Occorre chiarezza nei confronti degli Avvocati e dei professionisti italiani: le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, debbono sciogliere senza ritardi un nodo cruciale e dichiarare senza infingimenti se ritengono i legali italiani meritevoli di fiducia e considerazione, o se nei confronti degli stessi, e delle categorie professionali in genere, vi sia una generale disistima e la pericolosa tendenza allo svuotamento graduale dei contenuti dei singoli ordinamenti, come recenti provvedimenti paiono confermare.


Vogliamo far notare al legislatore che – senza necessità di norme come quella in commento, che è espressione di palese ed inammissibile sfiducia – gli avvocati italiani sono già tenuti, e non da oggi, al dovere di informazione nei confronti della parte rappresentata, in forza del proprio codice deontologico, che ampiamente detta norme a riguardo. La norma in commento inammissibilmente avvalora ancora una volta la leggenda metropolitana secondo la quale l’avvocato ha interesse a promuovere e coltivare i giudizi, e non già a definirli con soddisfazione del cliente e, a ben vedere, propria.


Ci chiediamo poi – prosegue il Presidente Grillo – se l’atteggiamento di attenzione nei confronti dei professionisti e la volontà dichiarata, da tutte le forze politiche, di preservare principi essenziali che disciplinano l’esercizio delle professioni liberali nel Paese siano reali. Allo stato possiamo soltanto registrare passi falsi, come quello qui richiamato, ed una ulteriore battuta d’arresto nel percorso riformatore, con inevitabili negativi effetti sullo sviluppo e sulle prospettive di ammodernamento e di affermazione, anche al di fuori dei confini nazionali, dei professionisti italiani.


Roma 22 aprile 2005