Con il patrocinio


 




Convegno – dibattito di presentazione
del libro di Giuseppe Losappio


RISPARMIO, FUNZIONI DI VIGILANZA E DIRITTO PENALE


Andria 19 febbraio 2005, ore 17,00
Sala Consiliare, Palazzo di Città


Saluti


Dott. Antonio Grinser – Comune di Andria
Avv. Bruno Logoluso – Presidente Consiglio dell’Ordine Avvocati di Trani
Avv. Francesco Tedeschi – Associazione Avvocati Andriesi
Avv. Antonio Scamarcio – Banca di Andria di Credito Cooperativo


Interventi


Prof. Avv. Sabino Fortunato
Ordinario di Diritto Commerciale – Facoltà di Giurisprudenza – Università Roma 3


Dott. Antonio Lovecchio
Coordinatore Sezione GIP – GUP – Tribunale di Trani


Prof. Avv. Vito Mormando
Straordinario di Diritto Penale – Facoltà di Giurisprudenza – Università di Bari


Avv. Ugo Operamolla
Componente Consiglio Nazionale Forense


Dott. Francesco Maria Rizzi
Coordinatore Sezione di Andria – Canosa di Puglia del Tribunale di Trani


Moderatore: Dott. Vincenzo Rutigliano – Giornalista


Recensione


La monografia dell’avv. Giuseppe LOSAPPIO, Risparmio, funzioni di vigilanza e diritto penale. Lineamenti di un sottosistema muove dalla constatazione che il diritto penale degli intermediari finanziari mostra «gli stessi sintomi della anti – sistematicità e della “distanza assiologica” che affliggono tutto il diritto penale delle decodificazione». Una revisione organica del settore è, quindi, necessaria ed urgente. Ma quale strada si deve percorrere per realizzare questo obiettivo ? La codificazione o il sottosistema ? All’interrogativo l’Autore, nei primi quattro dei sei capitoli in cui l’opera è articolata, fornisce un’esauriente risposta che – in estrema sintesi – può essere condensata in due passaggi fondamentali.


La «specificità» della disciplina, penale ed extrapenale, dell’intermediazione finanziaria, tende ad evolvere verso un «quadro unitario», ma, per diverse ragioni (la crisi  della codificazione; l’esigenza di bilanciare le garanzie del reo con le istanze di tutela della vittima; il processo di unificazione europea) tale tendenza non procede nella direzione del «ritorno al codice» (capitolo I).


Giova, invece, alla prospettiva del sottosistema (inteso, per dirla con le parole dell’Autore, come «alternativa “forte” alla codificazione – “forte” nel senso di assiologicamente fondata – che si inserisce nel quadro di una concezione complessa, ma non debole, del sistema penale»), che le costanti esclusive del diritto punitivo degli intermediari finanziari abbiano un oggetto di tutela comune, nettamente distinguibile dai beni giuridici più tradizionali. Gli illeciti, che si ripetono nella disciplina di tutte le attività di intermediazione finanziaria e che compaiono soltanto nella disciplina di queste imprese (l’abusivismo, l’ostacolo e il mendacio), tutelano le funzioni delle autorità di vigilanza (capitoli II, III, IV) e, non essendo il prodotto della «gemmazione di tipi delittuosi moderni (o modernizzati) dalle più classiche figure di reato di azione principalmente contro il patrimonio», sfuggono alla prospettiva della codificazione.


Il V capitolo è dedicato alla confutazione delle penetranti obiezioni mosse da una parte consistente della dottrina penalistica al così ricostruito modello di tutela che contraddistingue il diritto penale degli intermediari finanziari: la tutela penale delle funzioni – argomenta Losappio – non contrasta affatto con i concetti di bene giuridico, di anticipazione della tutela, di causalità e colpevolezza fondati nella Costituzione, è necessaria ed è priva di valide alternative.


Nell’ultimo capitolo (VI), l’Autore si concentra sulle prospettive di riforma del settore. La validità sistematica, assiologica e politico – criminale della tutela delle funzioni, infatti, non esclude l’esigenza di una revisione profonda dell’apparato sanzionatorio, capace di superare i rischi connessi all’attuale «cecità» delle sanzioni penali rispetto all’offesa: il rischio che l’autore del fatto sia punito nonostante l’assenza di un effettivo pericolo per il valore finale (il risparmio), al quale la tutela delle funzioni è preordinata; il rischio che l’intervento penale non sia «sospeso» nemmeno quando l’intervento della sanzione penale si profili concretamente pericoloso per il risparmio; il rischio che la punizione dell’autore sia priva di efficacia interdittiva, nel senso che la restrizione virtuale della libertà personale, corrispondente alla irrogazione di una pena sospesa, di fatto non impedisca al reo di continuare ad esercitare l’attività o la funzione nell’ambito della quale si è verificato l’illecito. A tal fine, fermo restando il ruolo che deve essere riconosciuto alla tradizionale sanzione detentiva, come insostituibile elemento di chiusura del sistema, un contributo importante potrà essere assicurato da tipologie sanzionatorie (in tutto o in parte) inedite, modellate, trasformando in pene principali le attuali pene accessorie.


Il lavoro, molto ben strutturato intorno al progetto, è condotto in modo serrato e coinvolgente. I risultati cui approda sono originali e non mancheranno di sollecitare l’interesse non solo in ambito scientifico. Davvero notevole l’apparato bibliografico.


(estratto della relazione della Commissione nominata dal Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza che ha valutato la pubblicazione della monografia nella collana di Facoltà, edita da Cacucci.
La suddetta commissione è composta dai prof.: Giuseppe Spagnolo, Ordinario di diritto penale; Antonella Antonucci, Ordinario di diritto bancario; Vincenzo Vito Chionna, Associato di diritto commerciale)